I 400 anni dell’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede
di Riccardo Bramante
Chi direbbe che Piazza di Spagna a Roma, oggi centro del business del lusso e di prestigiosi atelier, fosse ancora nel 1500 una periferia della Roma papalina. Periferia con tanto di vigne e resti di edifici di epoca romana abbandonati?
La piazza (non ancora Piazza all’epoca) divenne poi una sorta di capolinea per le vetture a cavallo che entravano a Roma da Piazza del popolo. Successivamente i francesi acquistarono una serie di abitazioni nella zona e la piazza divenne Piazza dei francesi.
L’aspetto (quasi) definitivo si ebbe agli inizi del 1600 quando terminò la costruzione barocca del Palazzo Monaldeschi, residenza dell’omonima famiglia nobiliare romana.
La famiglia stessa dapprima affittò e poi cedette definitivamente la proprietà del Palazzo a diplomatici spagnoli. Questi ne fecero, appunto, la sede dell’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede nel 1622 e la piazza cambiò finalmente il nome in Piazza di Spagna.
La facciata del Palazzo, nonché il grande scalone di marmo che conduce al piano nobile sembra siano stati disegnati dal Bernini. Concretamente però vengono realizzati dall’architetto Antonio Del Grande nel 1647.
Il Palazzo subì modifiche e ristrutturazioni
Inizialmente edificato in stile barocco, il Palazzo subì notevoli modifiche soprattutto all’interno per adeguarlo alle nuove funzioni per cui era stato acquistato. Ma essendo anche luogo di feste grandiose e ricevimenti si costruì, nel 1782, addirittura un teatro privato dove fu rappresentata la tragedia “Antigone” di Vittorio Alfieri.
Ulteriori ristrutturazioni si ebbero nel 1857, quando, sulla facciata, fu costruito un palco di legno. Dal palco il Pontefice Pio IX apparve, contornato dai Cardinali, per benedire la Colonna dell’Immacolata Concezione. Colonna che ancora oggi troneggia avanti al Palazzo ed è oggetto di una annuale benedizione, l’8 dicembre, da parte dei Papi che si sono via via susseguiti.
All’interno, le glorie belliche della Spagna trovano una ulteriore conferma nel grandioso affresco. Lo stesso che è situato al termine dello scalone di ingresso raffigurante “La consegna delle chiavi di Granada”. Ciò a ricordare l’ultima resistenza degli Arabi definitivamente scacciati dalla penisola iberica.
Nei grandi saloni che si susseguono si trovano veri e propri tesori d’arte e cultura splendidamente conservati. Si va dai due busti del Bernini ad arazzi, dipinti, sculture e vasellami. Tutte opere d’arte che si pensa di rendere visibili al pubblico per questa ricorrenza dei 400 anni con le dovute precauzioni sia per gli oggetti ivi conservati che per il fatto stesso di essere il Palazzo sede di una Ambasciata.
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