Ravenna Felix, regina dell’Adriatico

di Riccardo Bramante

E’ il 402 d.C. e l’Impero Romano di Occidente continua a perdere terreno contro i barbari che premono dal nord e all’Imperatore Onorio non resta che trovare la salvezza trasferendo la sua capitale dall’antica Mediolanum a Ravenna, meglio difendibile con il suo accesso diretto al mare.

E’ la prima volta che la città diviene capitale di un impero e vede succedere come imperatrice Galla Placidia, giunta a Ravenna, nel 424, dalla lontana Bisanzio come reggente in nome del figlio di appena sei anni Valentiniano.

Ma non è ancora finita perché la città diviene capitale di un nuovo impero nel 493, quando Teodorico, re degli Ostrogoti, la conquista e ne fa la sua nuova capitale fino a quando, nel 535, Giustiniano la riconquista con i suoi generali Belisario e Narsete, divenendo nuovamente la capitale dell’Impero Romano di Occidente.

E’ il periodo della “Ravenna felix” tre volte capitale, che, anticipando Venezia, regna sulle due sponde del “suo” Adriatico, isola felice in una “Italia infelix”, semidistrutta dalle guerre intestine e divenuta terra di conquista.

La città si adegua al suo ruolo e diviene un grande cantiere con la costruzione, in poco più di un secolo e mezzo, di chiese e palazzi sontuosi, ammantandosi di ori e mosaici colorati e preziosi, quasi a voler riflettere in sè quella magnificenza che prima sorgeva sulla città, Bisanzio, adagiata sponde del Bosforo.

Ecco, allora, il Battistero Neoniano, costruito dal vescovo Neone nel V secolo; ecco il Mausoleo di Galla Placidia, gioiello di arte musiva; ecco il mausoleo di Teodorico, il re ostrogoto divenuto romano sotto l’influsso di letterati come Cassiodoro e Severino Boezio e di religiosi divenuti santi, come Pier Crisologo e Massimiano.

E poi ancora la Chiesa di Sant’Apollinare Nuovo e Sant’Apollinare in Classe e l’imponente Basilica di San Vitale. Tutte opere che al loro interno contengono mosaici splendidi che fanno di Ravenna la capitale di questo tipo di arte.

Anche dopo la caduta definitiva dell’Impero di Occidente la città mantiene i suoi fasti se ancora nel ‘500 Carlo Magno, che la assoggettata insieme alla “Longobardia”, dona alla città un pulpito, ancora oggi nel Duomo, la cui iscrizione ricorda che, pur tra genti e paesi imbarbariti, a Ravenna si redigevano quei codici che, portati ad Aquisgrana, avrebbero determinato la rinascita carolingia.