“La grande tempesta” secondo Bruno Vespa

di Riccardo Bramante

Con quest’ultimo suo lavoro, Bruno Vespa prosegue il racconto sul ventennio fascista accostandolo alle due “tempeste” che stiamo attualmente vivendo: la guerra in Ucraina e l’inatteso arrivo di Giorgia Meloni alla Presidenza del Consiglio.

Con il proprio stile inconfondibile e diretto, basato quasi sempre su interviste e contatti da lui avuti con gli interlocutori, Vespa compie una approfondita analisi della nostra società sia a livello nazionale che internazionale.

Nella prima parte, che tratta degli ultimi giorni del fascismo e di Mussolini, l’autore appare quasi come un cronista al fronte. Segue le vicende da un punto di vista non solo storico ma anche umano, dipanando il filo della storia attraverso le sensazioni e gli umori dei personaggi. Emblematico, in tal senso, è il rilievo dato al senso di solitudine manifestato dal Duce al momento della sua caduta: “mi hanno lasciato solo” dice alla moglie Rachele. Certamente, da un punto di vista strettamente storico, l’autore mette in evidenza come, insieme alle indubbie responsabilità di Mussolini, vi siano state quelle di un Re, Vittorio Emanuele III, e dei suoi consiglieri più vicini come Pietro Badoglio che non furono assolutamente all’altezza di quei drammatici momenti, lasciando il Paese abbandonato a se stesso dopo la fuga da Roma e l’inizio di una vera guerra civile.

Ed ecco che la guerra, dopo 72 anni, torna nuovamente in Europa con il cinico attacco della Russia all’Ucraina descritta anche attraverso i colloqui diretti avuti dall’autore con Volodymyr Zelensky, con la moglie Olena e l’ambasciatore russo a Roma, Sergej Razov.

Probabilmente (è la tesi di Vespa) il nuovo Zar, Putin, ha poco tollerato che la Nato sia arrivata fino ai propri confini e consideri, perciò, il possesso dell’Ucraina una sorta di risarcimento per la perdita della passata grandezza.

Sta di fatto che la guerra non si è risolta nel giro di pochi giorni come pianificato dal dittatore russo ma si protrae ancora per la inaspettata resistenza dell’esercito e del popolo ucraino. Con effetti devastanti non solo su quel territorio ma sull’Europa intera alterando i faticosi equilibri fino a quel momento raggiunti sul piano politico e anche (più concretamente) su quello energetico con le conseguenze che anche noi in Italia stiamo subendo.

Dopo il racconto di alcuni curiosi retroscena che hanno caratterizzato l’elezione del nuovo (vecchio) Presidente della Repubblica e la successiva caduta del governo Draghi, giunge la parte più attuale del libro: La “grande tempesta” dell’arrivo di Giorgia Meloni e del centrodestra al governo.

Le aspettative al riguardo sono tante e le sfide che la attendono sono imponenti se si vuole veramente cambiare le istituzioni ormai obsolete e farraginose della macchina statale. Ma forse proprio l’atteggiamento di base che si è imposto la Meloni fa ben sperare. Il dire “Non sto qui per sopravvivere guardando i sondaggi. Tra cinque anni non voglio essere rieletta ad ogni costo. Il mio obiettivo è, piuttosto, che gli italiani portino fiori sulla mia tomba quando non ci sarò più. Per fare le cose devi rompere gli schemi. Se vivi nel terrore di non essere rieletta sei destinata a non combinare niente”.

Come detto, la sfida è imponente ma già questi primi giorni di governo sembrano improntati a questo “mantra”. Speriamo che duri!