Magazzino San Salvario è forse un luogo, un magazzino, forse un’alcova segreta o più semplicemente un riparo per l’anima. Per noi è il suono di una band di veterani e di amici prima di tutto che sfornano un disco ricco di belle energie d’autore e di suono pescate dal vivo della scena Torinese. E in questo eponimo disco si respira l’aria della bella canzone pop dalle tinte rock, di quella leggerezza scanzonata che però ha quell’acido che basta per lasciarci morali forti. Svetta la collaborazione con il cantautore genovese Federico Sirianni… e noi ci mettiamo in viaggio senza mai staccare i piedi da terra.
Un esordio che però diviene figlio di una vita in musica. Perché soltanto ora?
Potrei risponderti semplicemente, perché l’ispirazione non viene a comando, e perché a mio avviso la musica è una cosa preziosa e quasi sacra, e dunque bisogna scrivere canzoni e magari produrre un album solo se si è convinti che ne valga davvero la pena.
Dopo una vita passata a suonare e a scrivere per tutti gli anni Novanta e Duemila, e dopo un lungo periodo di silenzio e di esilio volontario dalle scene, recentemente sono stato per così dire “travolto” nuovamente da una irrefrenabile ondata creativa, che ho sentito l’esigenza di condividere con alcuni degli amici musicisti a me più cari, tra i quali ovviamente mio fratello. Ecco perché solo a partire dal 2020 nascono i MAGAZZINO SAN SALVARIO, un progetto recente ma che raccoglie un’eredità ed un bagaglio musicale importante.
Che luogo è il Magazzino San Salvario? Perché nonostante il nome, penso sia un luogo la vostra musica…
È esattamente così! Infatti, prima ancora che il nome del gruppo, “Magazzino San Salvario” è un luogo fisico e reale, situato nel cuore dell’omonimo quartiere torinese. È proprio qui che a partire dal gennaio 2020 abbiano iniziato a ridar forma alla nostra voglia di suonare insieme. Il progetto è poi cresciuto in clandestinità durante il periodo del lock down. In piena pandemia, quando tutto sembrava irrimediabilmente interrotto, avere avuto un posto segreto dove poter continuare a suonare ha rappresentato per noi un rifugio per l’anima, ancor più che per il corpo. Ormai il Magazzino è la nostra seconda casa; oltre alla sala prove ci sono divani, sedie e tavoli per fermarsi a cena, e persino giochi per i bambini. Nel frigo non manca mai la birra. Se passate da Torino venite a trovarci e sarete sempre i ben venuti!!!
– Federico Sirianni in un gioco pop, dai toni glam rock all’italiana maniera: l’Italia divenne una bandiera… e che bandiera sta diventando?
Con Federico siamo amici da più di vent’anni. Lo considero uno dei migliori cantautori del panorama italiano. Circa un anno fa, nel corso di un evento nel quale abbiamo suonato insieme Lui ha sentito il brano “Europa chiama Italia” e se n’è subito innamorato; ne ha colto lo spirito ironico con cui mettiamo in ridicolo quel tipico provincialismo dell’italiano medio nel porsi di fronte al Mondo. Trovo davvero magnifico l’effetto straniante che produce la presenza di un artista del peso di Sirianni in un pezzo, almeno in apparenza, leggero e scanzonato. Il brano, così come il video, prende in giro l’Italiano in vacanza, simbolo e bandiera di una nazione spensierata che per anni si è crogiolata nel falso mito del progresso e del benessere economico. La bandiera dell’Italia oggi si tinge purtroppo sempre più di nero, non solo per quella che reputo una pericolosa deriva politica, ma per la mentalità razzista ed intollerante che ormai dilaga, per le tensioni sociali dovute a carenze basilari, per la preoccupante condizione della donna, tra diritti negati e femminicidi ormai all’ordine del giorno. In qualità di padre di due bambine assisto a tutto ciò con grande preoccupazione per il futuro.
Siamo tutti come “Pesci rossi” secondo voi?
In gran parte temo proprio di sì. Questa è una canzone che attraverso la metafora del pesce rosso chiuso nella boccia parla di isolamento ed alienazione. Ognuno di noi vive nel proprio ambiente, fatto di abitudini ripetitive, regole e consuetudini. Facciamo sempre le stesse cose, frequentiamo sempre le stesse persone; per sentirci al sicuro ci creiamo la famosa “confort zone” dalla quale abbiamo una paura fottuta di allontanarci. Manca il coraggio di uscire dagli schemi, esplorare nuove possibilità e andare in mare aperto. Credo che per molti di noi il timore più grande sia quello di rendersi conto, magari quando ormai è troppo tardi, di aver sprecato gran parte delle propria esistenza. Ed allora, come in un assurdo Truman Show, preferiamo auto relegarci nel chiuso del nostro acquario, raccontandoci alibi e facendo finta che il Mondo fuori non esista.
Dal vivo… la storia e il suono dei Magazzino San Salvario?
Tornare in studio dopo molto tempo per registrare il nostro album è stato magico, ma è chiaro che per noi la dimensione “Live” rimane quella primaria: il palco è il nostro habitat naturale. Dal vivo siamo delle “bestie”, nel senso buono del termine!!! I nostri concerti sono sempre molto energici e coinvolgenti.
Dal punto di vista musicale i MAGAZZINO SAN SALVARIO sono figli degli anni Novanta, e di quelle sonorità tipicamente graffianti che spaziano dal Grunge al britrock. A questo tipo di sound uniamo poi la parte testuale, per la quale ci sentiamo affini alla grande tradizione del cantautorato italiano. Il nostro Album, composto da ben 10 tracce, presenta atmosfere molto varie e differenti. Ci sono brani decisamente duri con testi impegnati, altri più allegri e scanzonati con testi ironici, altri ancora più intensi con liriche intime ed introspettive, e ci sono persino due canzoni d’amore. Credo che questa varietà di suono sia una delle qualità migliori del nostro lavoro e spero che gli ascoltatori lo possano apprezzare.