Calabresi ma ormai di stanza a Bologna. E poi questo suono che da sempre associamo al kombat folk che oggi sembra prendere derive appena più industriali nonostante sempre questo senso di terra, di rione popolare, di festa e rivoluzione. Sono i Nuju e questo disco dal titolo “Clessidra” è assai interessante: il tempo diviene il centro, il tempo come punto chiave non solo nelle abitudini quanto più dentro un certo modo di stare al mondo. Un equatore al centro a dividere un nord e un sud perennemente diversi nonostante un futuro omologhi la qualunque. Critica sociale? O forse, è solo un semplice romanticismo nel vedere le cose, con occhio critico e un mestiere buono per fare il suono.
L’aspetto sociale è la prima vera pedina di questo nuovo disco dei Nuju. Siamo nel 2022 ma ancora esistono discriminazioni e conflitti anche solo tra nord e sud. Sembra quasi che la morale si emancipi quasi esclusivamente solo in teoria… ma nei fatti?
Cominciamo subito con una domanda “bella tosta”! Non possiamo che essere d’accordo con te, nel 2022 le discriminazioni esistono ancora, anche se le forme di rappresentazione sono completamente diverse dalle epoche precedenti.
I temi più importanti di questo periodo storico sono davanti agli occhi di tutti: problemi climatici e impoverimento della popolazione. Soprattutto quest’ultimo crea delle grandi discriminazioni, perché a volte diventa vero e proprio razzismo verso chi è più povero. Oggi, però, non si cerca più di cambiare la condizione di un’intera classe sociale, ma solo la propria. Pertanto l’obiettivo diventa essere ricchi, dimostrare di avercela fatta, senza pensare agli altri. Ecco perché la morale non si emancipa, perché il fine è per il singolo, non collettivo. Fino a quando la teoria che io sostengo coincide con quella degli altri, va tutto bene. Se nei fatti, per il mio individualismo, devo venire meno a dei principi morali comuni, ecco che cambia tutto. Noi, con il nostro disco, vogliamo far pensare, creare il dubbio nell’ascoltatore, perché crediamo nella socialità, nella collettività. Ci chiamiamo Nuju, cioè Nessuno, non a caso.
Per voi la questione Nord / Sud è ancora aperta immagino… e voi come l’affrontate e come la vivete in questo futuro?
Per noi si tratta di un tema fondamentale. Il modo di vivere contemporaneo impoverisce sempre di più sia il Sud che l’Est del mondo. I suoi abitanti, però, bussano alle porte del ricco Nord, dell’Occidente ipercivilizzato, chiedendo il proprio spazio. Noi crediamo che chi sta meglio, debba sempre accogliere e aiutare chi sta peggio. Il Nord deve aprire le braccia al Sud, perché possano diventare un unico mondo. Per questo una mana stringe una clessidra sulla cover del nostro disco, disegnata da Lorenzo Menini. L’umanità ha il compito di eliminare le disuguaglianze, per risolvere i problemi più grossi di questa epoca. Siamo noi gli artefici del nostro futuro. Sappiamo che sono discorsi che possono apparire distanti, ma pensiamo che gli artisti abbiano il compito di sensibilizzare i propri ascoltatori, anche disturbandoli.
Lo stato e il sistema da una parte e il cittadino dall’altro… “Camminiamo su macerie, siamo complici” sono liriche che aprono l’ascolto. Secondo voi dunque chi è il vero problema?
Il problema è quando il cittadino non si sente parte dello Stato. Siamo tutti complici. Come diceva De André: “Anche se vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”. Nessuno si può sentire escluso quando si parla delle macerie della società. Non vogliamo, però, ergerci a giudici o a “pesantoni” che vogliono insegnare agli altri come bisogna vivere. Le nostre canzoni sono sempre state uno sfogo, ma anche un’analisi dei tempi che viviamo. Insieme a queste riflessioni, c’è poi l’ironia, c’è la musica che fa ballare. Noi crediamo nel potere del divertimento, ma cerchiamo di non essere mai superficiali. Svagarsi senza spegnere il cervello, basterebbe questo.
“Clessidra” è un titolo emblematico: in tutto questo lo scorrere del tempo che ruolo ha?
“Tempo” è la parola che ricorre di più nei testi di questi brani. Non lo abbiamo fatto apposta, ce ne siamo accorti mentre registravamo. Allora abbiamo deciso di nominare il disco con un termine che potesse racchiudere tutti i concetti presenti nell’album. Da sempre, fin dalla nostra prima uscita: “Nuju” del 2010, abbiamo cercato di creare un filo che potesse unire tutte le canzoni del disco, per creare il “concept”. Questa volta è il tempo, come metafora della possibile presa di coscienza di ognuno di noi, perché possa afferrare la clessidra della vita e capovolgerla, prendendo in mano il proprio destino. Questo concetto ci è stato suggerito da Nietzsche, che in “La gaia scienza” diceva: «L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!»
Noi pensiamo che non bisogna essere solo un granello di polvere, ma provare a lasciare un piccolo segno che possa fare la differenza, anche in piccolo, per poche persone, ma non lasciarsi sempre travolgere dagli eventi o da chi decide per noi.
E per i Nuju che comunque restano ancorati ad un suono analogico, antico, da stilemi classici: il futuro che faccia avrà?
Il nostro futuro è il palco. Vogliamo andare a suonare in giro il più possibile. Portare ovunque le nostre canzoni. Per fortuna, grazie alla nostra agenzia: Make A Dream, riusciamo a suonare in tutta Italia e anche all’estero, soprattutto in Germania e Francia. Il luogo dove i Nuju si sentono a casa e il palco ed è il miglior modo per stare in mezzo agli altri e condividere emozioni e idee.