Madonna della Seggiola di Raffaello Sanzio

di Alessio Fucile
 
«Madonna della Seggiola», sublime opera di Raffaello Sanzio dipinta tra il 1513 e il 1514, oggi conservata nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze.
 
 
Elemento originale della composizione è la forma del dipinto: di solito i tondi erano commissionati per adornare abitazioni private e venivano posti nelle camere da letto. Una tradizione popolare vuole che all’artista venne l’ispirazione per dipingere quest’opera mentre passava per Velletri, dove vide una contadina che cullava il proprio figlio in grembo. Colpito dalla bellezza della popolana, volle subito ritrarre la madre ed il bambino sul coperchio di una botte lì presente: così sarebbe nato questo capolavoro.
 
La meravigliosa donna che volge lo sguardo verso lo spettatore e tiene in braccio un bambino paffutello è la Vergine Maria, riconoscibile per l’aureola che le circonda il capo. Per tenere in braccio Gesù, con il capo irradiante bagliori di luce, la Madonna solleva una delle due gambe, coperte da un drappo azzurro. L’altro bambino con le mani giunte è San Giovanni Battista, riconoscibile per la veste di pelo di cammello e la piccola croce di legno dorato, suoi tradizionali attributi iconografici. Il piccolo Giovanni è rivolto verso Gesù e con il gesto delle sue mani allude alla preghiera, la quale non è altro che una relazione intima con Dio. Sentire e parlare dal cuore: questo è la preghiera e suo frutto è amore e generosità profondi.
 
Maria è seduta su una ricca sedia, riconoscibile per l’elegante bracciolo intagliato e adornato da un pomello di legno dorato; indossa una tunica rossa e un manto azzurro a simboleggiare la sua umanità avvolta dalla dimensione divina che l’ha trasformata, come l’angelo stesso le ha rivelato: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra»; Maria indossa sulle spalle uno scialle a frange; in testa porta una sciarpa arrotolata.
 
La decorazione a strisce presente sulla sciarpa rimanda al tallit, tipico indumento rituale ebraico, e ricorda che Maria è figlia di Sion, dunque appartenente al popolo ebraico; anche le frange sullo scialle evocano vesti rituali ebraiche e servono come esortazione per aiutare l’uomo a stare in guardia contro le inclinazioni del cuore che possano indurre al peccato e come invito alla preghiera e alla contemplazione delle meraviglie che Dio opera ogni giorno.
 
Sono indumenti raffinati, realizzati con stoffe preziose: indicano la condizione regale di Maria quale madre del Figlio di Dio. L’artista, inoltre, dando ai suoi modelli un abbigliamento tipico della moda del suo tempo, è in grado di attualizzare l’evento sacro rendendolo presente e significativo anche per l’uomo di oggi.
 
I protagonisti sono all’interno di una spirale che parte dal piccolo Giovanni e giunge sino al gomito di Gesù bambino, centro focale del dipinto e citazione dello stile michelangiolesco. Tale circolarità evoca un dinamismo, un progresso: il passato è rappresentato da San Giovanni, il precursore, colui che è nato per dare testimonianza alla Luce; il presente è simboleggiato da Maria che guarda con occhi pieni di tenerezza lo spettatore, che diviene così parte della sacra rappresentazione; il futuro e l’eternità sono rappresentati dal Bimbo, in modo particolare dal suo gomito, centro della composizione.
 
Il gomito, infatti, altro non è che l’angolo del braccio paffuto ed evoca così «la pietra che i costruttori hanno rifiutata ed è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri». La carne di quel Bambino, disprezzata e scartata dagli uomini, torturata e uccisa sulla Croce, è divenuta pane di vita eterna nel dono del suo corpo che Gesù ha fatto nell’Ultima Cena.
 
Maria abbraccia teneramente e con amore il piccolo Gesù. Raffaello suggerisce con il suo pennello che l’amore per Dio e per il prossimo sono armi e strumenti per la vittoria contro il male e per una vita piena e realizzata; il gesto amorevole e protettivo di Maria che sostiene e trattiene a sé Gesù ricorda il destino di sofferenza di quel Bambino e nasconde il desiderio della Madre di voler strappare il figlio a quel futuro.
 
La raffigurazione tonda evoca una forma sferica, antico simbolo di perfezione: in tale perfezione divina, un bimbo si accoccola in braccio a sua madre, che lo stringe amorevolmente e lo culla, avvolgendolo con le braccia e le gambe, posando teneramente la gota sulla sua fronte.
 
L’umanità di Dio si manifesta visibilmente in Gesù e nel suo bisogno di ricevere affetto, dolcezza, e protezione. Dalla croce, Gesù ha donato Maria come madre a ogni uomo e da quel giorno lei ha preso sul serio la sua missione di maternità universale. Prova a immaginarti tra le braccia di questa madre e, da figlio, goditi le sue coccole e attenzioni, soprattutto quando la fatica e il peso della vita si fanno sentire nel tuo cuore.