Fantasme! al TeatroSophia: la recensione
di Annalisa Lo Monaco
Dal 23 al 26 febbraio il TeatroSophia ha ospitato uno spettacolo ‘evanescente e quasi ectoplasmatico: Fantasme! Tratto dal libro omonimo scritto da Claudio Marrucci e Carmela Parissi. Adattato per il palco dal regista Federico Lomoro, anfitrione del TeatroSophia, ci racconta di nove donne vissute dal Medioevo fino ai nostri giorni.
A rappresentare questi ritratti femminili sono le brave Maria Concetta Borgese, Marta Iacopini e Silvia Mazzotta, circondate da strutture quasi spettrali messe in scena da Enzo Piscopo. Costumi di Tania Orsini e la coreografia curata dalla stessa Borgese, che ci rimanda movimenti ora armonici, ora sincopati, quasi di preghiera, di sogno, atteggiamenti di sfida ma quasi supplici. Che cosa hanno in comune queste donne?
Forse ciò che lega tutte le donne quando sono ‘diverse’. Bianca Maria Malaspina, trattata come strega perché nata albina; Artemisia Gentileschi, pittrice riconosciuta ma mai libera di esprimere la propria grande arte perché donna; Beatrice Cenci che volle ribellarsi ad un padre violento e corrotto e che fu giustiziata con tutta la famiglia; Lucrezia Borgia pedina nelle mani di un potere sempre coniugato al maschile; Bianca Lancia che diede tre figli allo ‘Stupor Mundi’ che, nonostante la sua grandezza non seppe mai prendersene cura e, segregata, pose fine alla sua vita lanciandosi da un torrione; Gaia Lavinia Volumnia che seguì l’amore e dall’amore si fece ispirare anche oltre la morte; Bianca Maria Martinengo che odiava la violenza e si identificava nella delicatezza dei fiori e delle lucciole; Rita Rosani, ebrea che salvò i suoi dalla deportazione che non si volle piegare scappando e venendo uccisa e Giorgina Masi, di soli 19 anni, colpita da un proiettile vagante colpevole di nulla, come tutte!
Un lungo elenco
E l’elenco potrebbe continuare e allungarsi dei nomi di milioni di donne, ben oltre le nove rappresentate e che fanno parte delle venticinque raccontate nel libro.
Geniali, diverse, libere, coraggiose e per questo punibili. Le cose, dopo secoli non sono cambiate e il numero dei femminicidi che non si arresta, lo testimonia.
Lo spettacolo vede le protagoniste dipanarsi fra intrecci di corpi danzanti, evocazioni, lamenti e rabbia nel rivendicare vite che ‘avrebbero potuto e dovuto essere’ e che, invece, si sono interrotte violentemente per altrui o propria mano.
Voci inascoltate, voci nel deserto che ritornano da un passato lontano per farsi udire. Spettacolo importante, illuminato dalle luci di Gloria Mancuso, per tenere accesa la scintilla “del ricordo” perché, anche se il passato è morto, ciò che ci ha tramandato continui a vivere.