Alma Fred parla di mare, di tragedia, di vita… ma parla anche di rinascita. Un brano dal titolo “S.O.S. Cutro” che si fa manifesto politico ma anche bandiera umanitaria. Si torna ai sentimenti nonostante il brano abbia uno sfacciato piglio digitale di pop anni ’90. Il passato dialoga col futuro. E nel futuro dobbiamo rinascere a nuova vita…
La tragedia del mare non si ferma. Ti faccio una domanda assai provocatoria: una canzone che può fare?
Una canzone può fare molto, la musica ha fatto da cornice e cassa di risonanza a molti avvenimenti importanti, soprattutto in determinati periodi storici dove era largamente utilizzata come strumento di denuncia e di protesta. Quando lo fanno in tanti ha un determinato peso. Se lo fanno in pochi, perché il vento è cambiato parecchio, ne ha inevitabilmente un’altro. Mi spiace doverlo ammettere, ma se un brano come questo fosse stato scritto e cantato da un artista famoso, etichetta permettendo, avrebbe sicuramente avuto un destino migliore sia nella forma che nell’intento, attirando l’attenzione in maniera efficace e diffondendo al meglio il messaggio. Spero comunque, nel mio piccolo, di poter contribuire alla causa e stimolare altri artisti a trattare con più frequenza e onestà intellettuale, argomenti difficili, che necessitano di maggiore risonanza e approfondimento, sempre tramite la potenza trasversale della musica.
Un taglio futuristico negli arrangiamenti. Posso chiederti in che modo raccontano quanto accaduto? Perché una scelta simile?
Sinceramente è la musica che ha scelto di raccontare questa vicenda in maniera davvero istintiva. Dopo aver assistito per giorni alla drammatica evoluzione della tragedia, e ascoltato le testimonianze di persone del posto, che insieme alle forze dell’ordine, seguitavano a setacciare la spiaggia rivenendo cadaveri restituiti dal mare, fra la sabbia e le reliquie della barca. Vista la particolare gravità e assurdità della tragedia, ho avvertito la forte necessità di riassumere quanto accaduto in un messaggio forte, rivolgendomi anche a chi non è solito seguire questo tipo di notizie ed argomenti, perché ritenuti erroneamente e superficialmente troppo pesanti e noiosi. E dunque niente di meglio di un’arrangiamento elettronico particolarmente ritmato dalle “sonorità ridondanti, accostato ad una voce dalla melodia soffusa ma decisa e a tratti morbida” (Ghost Record Label), per fare breccia o perlomeno incuriosire anche i più indifferenti. Cercando al contempo e nel rispetto della gravità dell’accaduto, di rendere il messaggio accattivante dal punto di vista musicale. Potrei sbagliarmi, ma temo che una ballad lenta e cupa che parla di una tragedia realmente accaduta, faticherebbe particolarmente ad interessare il target di persone che, invece, avrebbe più bisogno di essere informato anche su un certo tipo di tematiche sensibili.
È abbastanza evidente che, per tutta una serie di motivazioni, questo brano non possa avere fini commerciali. Eventualmente, sarebbe beneficenza…
Non era previsto che fosse il primo singolo. Non era previsto proprio il brano, come non lo era il naufragio. O forse quello si, lo si poteva prevedere…
(Trovandosi la situazione migratoria in una fase particolarmente acuta, con aumento esponenziale degli sbarchi, ed essendoci in gioco delle vite umane, necessita di maggiore attenzione e un focus particolarmente nitido.)
Le voci corali quasi inneggiano a rituali o celebrazioni. Credo di non esserci andato lontano vero?
Eventualmente a sacrifici umani, visto il numero delle vittime. Ma nulla di tribale, a pochi metri dalla riva, in acque italiane… Comunque no, dipende dal momento del brano perché hanno intenzioni diverse, ma le voci corali, sono riferibili semplicemente alla pluralità delle persone a bordo, in un clima di tensione emotiva e pathos, e per dare allo stesso tempo attenzione e rilievo al racconto e dunque alla vicenda. La sezione che termina con un urlo collettivo, ad esempio, rappresenta il momento del naufragio. Le parti vocalmente più lamentose trattano i passaggi più desolanti dell’accaduto, come il ritrovarsi a dover cercare i corpi restituiti dal mare fra la sabbia della spiaggia di Steccato. Ma al di là dei nessi più o meno logici, il tutto è stato decisamente istintivo. Cercavo un particolare impatto che però è stato ridimensionato da un sound che doveva essere migliore. In sostanza, su una barca di notte in mare aperto, che con troppe persone a bordo, prosegue senza sosta, fra vento e scrosci d’acqua, verso la terra promessa. Questo è stato un po’ il presupposto e il focus ispirativo.
Che momento è della tua carriera?
È il momento dopo aver pubblicato il primo singolo… e prima di pubblicare il secondo….
Hai pensato al video? Come te lo immagini?
Avrei un paio di soluzioni in mente dal punto di vista creativo. Senza scendere troppo nei dettagli, un cartoon bianco e nero dai tratti iconici e stilizzati, che inscena ciò che il brano racconta. O un film ambientato sulla spiaggia, possibilmente di Steccato, tramite una narrazione visiva sarcasticamente in contrasto rispetto alla vicenda narrata…