“Canzone da muri” l’ascolto come fosse un mantra sociale. Tutto il disco poi, “Estramenia”, lo intendo come fosse un porto dentro cui rifugiarsi. Jacopo Perosino ci regala un EP, un breve tratto di condivisione se volete, ma libero di essere e di apparire come vuole. La canzone d’autore che qui attinge dalla cronaca della storia, quella del passato e quella dei giorni nostri, che raccoglie ispirazione da ogni migrazione verso il proprio recinto sicuro. Il titolo in fondo inneggia proprio questo…

Bello questo titolo. Che significato ha per la tua vita, nel tuo vissuto personale?
Penso rappresenti bene l’importanza che ha, per me, il concetto di curiosità: essa si innesca maggiormente quando crediamo di conoscere tutto ciò di cui abbiamo bisogno. A quel punto c’è sempre una zona d’ombra da illuminare, come l’Ulisse cui non basta più Itaca. E’ una sorta di dromomania dell’anima che si può alimentare sia macinando kilometri che restando fermi, viaggiando con la mente.

Quanto è importante uscire dalle proprie confort zone?
Dipende da quante vite vuoi vivere all’interno di questa materica fatta di carne e ossa. Gli antichi Greci, sapientemente, riferivano di Bìos e Zoè laddove la prima, circoscritta e delineata da mille paletti, può contenere moltitudini della seconda. Confini e frontiere, dal mio punto di vista, sono inutili e alla lunga dannosi. Questo lavoro è una dichiarazione d’intenti, un personale manifesto ideologico.

E il suono di questo disco, la scrittura… quanto esce dalla tua personale confort zone?
Apparentemente tanto, soprattutto confrontando con i primi due album che ho scritto. In realtà, ad un secondo ascolto, si possono cogliere alcuni personali punti cardinali di scrittura. Musicalmente alcuni degli elementi di distinzione sono un assaggio delle sonorità che vorrei sondare in futuro.

Chi è diventato Jacopo Perosino dopo questo disco? Penso sia una domanda tutt’altro che di sola estetica…
Complessa la domanda, sfaccettata è la risposta soprattutto a livello umano. Salomonicamente ti direi che spero sia rimasto coerente e uguale a sé stesso a differenza della diffusione della sua musica che spero si evolva e spanda il più possibile.

“Canzone da muri” nasce da una delusione come dici: sbaglio nel pensare che un po’ tutto questo disco nasce dalle ceneri di questa società?
La delusione è un sentimento che ricerca vie di uscita dal materico, come l’acqua cerca una via di sgorgo o i gas un punto di sfogo. A questo può servire l’Arte in tutte le sue forme perciò ciò che dici è interessante e per certi aspetti non lontano dal vero; ci sono sicuramente delle fiamme nel disco, brucia tutto sia sulla terra ferma che sott’acqua. La cenere spero sia il concime per una società migliore. So che può suonare un po’ pretenzioso ma siamo in tempi “pilateschi” e non esporsi mi sembra piuttosto pericoloso, preferisco chi parteggia e si schiera.