Suona l’antico colascione, accordato a 415 Hz. Suona Alessia Luongo, artista che da anni ha dedicato la sua vita alla ricerca del suono antico di una Napoli ormai dimenticata, patria della Commedia dell’Arte, delle maschere – lei stessa ha ideato la maschera di Colanfronio, maschera della commedia dell’arte irpina, nata da un’intuizione moderna, ma con spirito antico. L’avevamo conosciuta quando con pubblicò “Largo di Castello”, un full length pubblicato dalla RadiciMusic Records. Su questo stile scrive l’inedito “Tarantella di Spaccanapoli”, di modi barocchi e di genere antico con strofe sono appartenenti alla tradizione. Un’affinità al modello artistico colto del tardo rinascimentale-barocco, persona che aveva studiato ma che lavorava di continuo e aveva bisogno di produrre restituendo al popolo strofe e storie di tutti i giorni.

«A quale genere appartengo e nello specifico questo brano quale categoria lo riguarda? Sinceramente non mi sento di appartenere ad alcun genere musicale; si direbbe che sono “un genere a parte”. Non inventata certamente da me, ma sicuramente non compreso da molti per diversi aspetti che riguardano la preparazione storica e la cultura perché è un qualcosa di dimenticato che va riscoperto. La maniera è barocca, il genere è antico, le strofe sono appartenenti alla tradizione: tutta la mia operazione è un mix di queste cose. Per questo la figura a cui mi ispiro è antica: mi sento più affine all’artista tardo rinascimentale-barocco che aveva studiato, ma che lavorava di continuo e aveva bisogno di produrre e tra parodie di ciò che era più borghese e strofe comuni appartenenti al popolo, restituiva sul palco musiche, emozioni e storie». Alessia Luongo