La scrittrice lascia immergere il giovane lettore in una storia fantastica, misteriosa ed affascinante, che lo incanta fino all’ultima pagina. Già inserita nell’ambiente della narrativa e dell’illustrazione per ragazzi, la scrittrice Olga Tree, pseudonimo di Chiara Vincenzi, con questo romanzo crea una perfetta armonia fra scrittura e disegno, fra realtà e immaginazione. “La leggenda della sorgiva” è stato pubblicato il 27 maggio 2024 dalla casa editrice “PubMe” per la collana “Segreti in giallo Ragazzi”.

Da dove nasce l’ispirazione per questo nuovo romanzo che unisce l’arte figurativa alla narrativa?

Per raccontare della sorgiva e della sua leggenda mi sono ispirata al Santuario di Madonna d’Erbia, a Casnigo (Bergamo): una volta approdata confesso, senza alcun velo, che il luogo stesso e il suo alone mistico hanno toccato corde molto profonde in me e da cui ho avvertito proprio questa parola “sorgiva”.

Mi sono così lasciata andare e ascoltato ciò che lentamente faceva breccia nel mio animo, per poi permettere alla luce delle parole di emergere e di tracciarsi sulla carta per raccontarsi.

Come mai hai scelto di ambientare il tuo romanzo a Cedrì? È frutto di pura fantasia o richiama un paese a te caro?

Il luogo che ha assunto il nome Cedrì esiste realmente, non tanto come paese ma come ambiente naturale. Un bosco per la precisione che sorge a pochi passi da casa (abito in Alta Val Seriana) e che racchiude famiglie di faggi, unite a famiglie di altre specie, in un vero e proprio inno alla natura.

È un luogo di cui mi sono subito innamorata e nella mia fantasia non poteva non diventare un futuro contesto dove immergervi una romantica storia per lenire i cuori.

Per te l’illustrazione è importante tanto quanto la narrazione della storia? Cosa vorresti trasmettere con i tuoi disegni?

Con entrambi, ovvero parole e colore, tendo a riportare il mio mondo interiore, le mie emozioni, la mia ricerca personale. Cerco così di trasmettere semplicemente “me” attraverso una storia e, come accennavo all’inizio, in modo spontaneo, abbandonandomi al percorso che la materia mi conduce, sia quando disegno sia quando scrivo. E credo che si tratti essenzialmente di questo per ciascuno di noi, e che avviene per esempio quando parliamo: tutto ciò che esprimiamo è una vibrazione che saprà risuonare o meno con altrettante persone.

Tra i personaggi, c’è qualcuno a cui sei più affezionata? Se sì, perché?

Ogni personaggio si è rivelato per esprimere un pezzetto di me, e così avviene in ogni romanzo come mi piace sempre raccontare. Dopotutto, non è un mistero: scrivere, così come l’arte in sé intesa come atto creativo, è fondamentalmente introspettivo. Ammetto così di essere affezionata a Edmond e alla sua profonda insicurezza, prima di prendere in mano le redini della sua vita, così come a Natalie e alla sua voglia di aprirsi al mondo nonostante le sue incertezze da adolescente; a Remy e alla sua chiusura verso gli altri prima di comprendere che sarà proprio la bellezza della musica, il suo innato talento, a permettergli d’interagire con quel mondo da lui stesso precluso, nonché alla dolcissima Margaret e alla sua visione spirituale verso la vita, e che in parte fungerà da timoniere per Edmond.

Ogni abitante che fa da corollario, così come gli antagonisti della storia, sono invece i catalizzatori all’agire dei protagonisti: se non esistessero gli ostacoli, come potremmo smuovere i nostri momenti di stallo?