Marcello Monti ha pubblicato in self il suo romanzo “La ragazza di via Idro”, un libro che esplora le complesse dinamiche del mondo di Internet, evidenziandone benefici e lati oscuri. L’equilibrio della famiglia milanese Bertelli viene interrotto nel momento in cui Enrica decide di vendere la propria auto online, diventando il bersaglio di due famiglie malavitose. Giorgio inizia a scoprire i rischi a cui si è esposto, insieme alla moglie: anche la vita del loro unico figlio Ludovico è minacciata. In questo momento di difficoltà, entra in scena l’ispettrice Bisotti, che si mette sulle tracce dei malviventi. Il fulcro del romanzo consiste nell’analisi della sottile linea fra il bene e il male.

Quali sono, secondo te, le fasce anagrafiche e sociali più esposte alle truffe del web?

Non credo sia un problema di età o ceto sociale. Penso, piuttosto, che ci sia una condizione mentale che esponga al rischio. E mi riferisco alla superficialità e allo scarso senso di responsabilità nell’utilizzare uno strumento che facilita le cose, abbrevia le distanze, ma al tempo stesso ha parecchie zone d’ombra nelle quali si può nascondere il pericolo.

Hai intenzione di metterti nuovamente in gioco, pubblicando altri romanzi gialli?

Sì, sicuramente continuerò. Anzi, sto gettando le basi per un nuovo progetto che avrà fra i suoi protagonisti ancora l’ispettrice Bissotti, l’unica superstite del primo romanzo. Come molti personaggi della “Ragazza di via Idro”, l’ispettrice ha un passato travagliato, ma mentre gli altri, nel bene o nel male, hanno compiuto un percorso che li ha portati ad affrancarsi dai propri demoni, per lei non è stato così. Svolgere il proprio “lavoro” diventa è un passaggio importante per ottenerlo. In fondo, per l’ispettrice Bissotti, la ricerca della verità, è la via per comprendere sé stessa e accettare il suo passato.

La vera essenza delle persone viene fuori nei momenti di crisi? Se sì, perché?

Istinto e mente governano le persone quotidianamente e ogni azione è il frutto del compromesso tra queste due entità. Nella maggior parte dei casi è la mente ad avere il sopravvento. Tranne nei momenti complicati, quelli dove non c’è tempo e spazio per la mediazione. Ecco, in quegli istanti è l’istinto di sopravvivenza a primeggiare e, a mio parere, l’istinto è la cosa più vera che abbiamo.

Qual è il personaggio a cui sei più legato emotivamente? Perché?

In realtà, più che per un personaggio in particolare, nutro una profonda ammirazione per la figura femminile. Nel mio romanzo, molte protagoniste sono donne, e tutte affrontano le avversità con una forza e un temperamento straordinari. Questo le contraddistingue rispetto alle figure maschili, spesso ritratte come fragili e moralmente deboli. Racconto storie di donne provenienti da diversi contesti che, nei momenti di difficoltà, scelgono di utilizzare la loro forza interiore per perseguire ciò in cui credono. In un’epoca in cui, purtroppo, l’uomo tende ad esprimere le proprie emozioni soprattutto attraverso la forza fisica, queste donne dimostrano che esiste un altro modo, più nobile e potente per farlo. Questo tema mi è particolarmente caro e rappresenta uno dei motivi principali che mi hanno spinto a scrivere questo romanzo. Nel mio piccolo, ho voluto rendere omaggio alla figura femminile, che troppo spesso è vittima della violenza maschile e il lungo cammino che molti uomini devono ancora percorrere per avvicinarsi a quella stessa forza interiore.