Scopriamo news e curiosità in questa intervista con l’autore

Le storie sono frutto della fantasia ma, in alcuni passi, appaiono estremamente lucide, realistiche, facendo sorgere dubbi e riflessioni nel pubblico di lettori. I quattro episodi narrati, infatti, riguardano dei fatti di cronaca plausibili: la folle distorsione delle radici culturali per pura speculazione politica; l’aggressione al territorio per uno sfruttamento sempre più irreversibile; i rapporti interpersonali che si confrontano con i compromessi quotidiani e la gestione del potere; infine, l’apparenza, che spesso nasconde ben altre figure e scopi.  Il rovesciamento delle situazioni, il paradosso e la follia sono gli elementi fondamentali di questo romanzo, che riflette sulla tragica realtà attraverso il riso.

Da dove nasce l’ispirazione per il nuovo romanzo “Verbello e Belsole, solo storie di paese”?

Partendo dal presupposto che scrivo, soprattutto, per mettere in luce la pericolosa deriva che sta prendendo il nostro Paese rispetto alla tutela dell’ambiente e alla cultura, Verbello e Belsole rappresentano uno spaccato della nostra società contemporanea e diventano il pretesto per metterne in luce vizi e virtù. Ho la fortuna di avere una casa in un piccolo paese di montagna, che frequento da più di quarant’anni, e mi sono accorto che le dinamiche che regolano la vita di un piccolo centro come questo sono le stesse, in scala ridotta, del nostro Paese. I personaggi che lo popolano, i rapporti tra piccole lobby locali, se così vogliamo chiamarle, seguono, direi in maniera drammatica, le logiche nazionali. Così Verbello e Belsole diventano un piccolo laboratorio sociale e politico.

La decisione di affrontare in maniera satirica i problemi concreti della società deriva dalle esigenze personali e del pubblico? Credi che il riso sia un ottimo modo per esorcizzare la cruda realtà?

Prima di arrivare a questo libro ne ho scritti altri quattro che seguono una strada diversa con gli stessi obiettivi: sensibilizzare chi legge su temi sociali e ambientali coinvolgendolo emotivamente nella storia. Poi è accaduto un fatto singolare. Io pubblico periodicamente dei racconti brevi sul mio sito autore e sui social, che si possono leggere gratuitamente. In un momento di esasperazione, legato a vicende politiche contemporanee, pensando al detto anarchico: “Una risata vi seppellirà”, ho scritto il primo racconto e l’ho pubblicato. La risposta è stata sorprendente, l’apprezzamento che aveva ricevuto quel racconto breve era superiore a qualsiasi aspettativa. Ho concluso che le persone hanno bisogno di sorridere, al limite anche delle proprie disgrazie, ma di alleggerire in qualche modo quel fardello opprimente che spesso i media ci propinano. Ma l’esigenza si è rivelata reciproca perché anche io mi sono divertito un mondo a giocare con i personaggi. Per rispondere alla seconda domanda: sì, in certi momenti sdrammatizzare e mettere in ridicolo chi ci causa tanti problemi può essere un buon rimedio per allentare la tensione e aiutarci a vivere il quotidiano.

Il legame con la montagna è sempre stato una costante nella tua vita? Cosa ti affascina dei paesaggi e delle atmosfere?

Prendendo spunto dalla poesia di Baudelaire: “Uomo libero tu sempre amerai il mare…” io aggiungerei “e la Montagna”. Gli spazi aperti mi hanno sempre fatto sentire libero, presente a me stesso in quel momento. L’ambiente di montagna ha rappresentato molto nella mia vita sin da quando la frequentavo da ragazzo facendo lo scout. Poi ho continuato da grande arrampicando e facendo escursioni con amici ai quali mi sono legato fraternamente. Le cose che mi affascinano sono talmente tante che non riuscirei a descriverle tutte. Arrivare su una cresta o su una cima, anche se è quella di una montagnola di 1.800 metri, e da lassù spaziare con lo sguardo fino a dove la tua vista riesce ad arrivare e sentirti libero, lì in quel momento. Il contatto fisico con la roccia mentre arrampichi, l’odore e il rumore di un torrente, il fruscio delle foglie che cadono a inizio novembre sotto un bosco di faggi, e così via, infiniti momenti che la montagna ti regala. Poi ci sono i suoi abitanti. Da sempre sono stato attratto dagli animali che la popolano, fino a fare il volontario in aree protette. La comparsa improvvisa di un cervo che non ti aveva sentito arrivare, l’ululato dei lupi nelle notti stellate, la fuga repentina di un capriolo, il volo delle aquile in caccia, sono istanti fissati nella memoria che rendono la vita un’esperienza affascinante.

La rivalità dei due paesi nasconde una critica alla mentalità di alcuni piccoli borghi della penisola italiana?

No, in realtà prende spunto da un discorso più generale, dalla critica a una mentalità provinciale che alligna anche nei grandi centri. I due paesi sono solo un pretesto per collocare al loro interno degli stereotipi ben precisi. Il loro diverso profilo, ricco e benestante e povero e sfigato, vuole in qualche modo rappresentare le due “Italie” che si confrontano quotidianamente con tutte le contraddizioni che le caratterizzano.