Raffaele Murru celebra il sacrificio delle donne che hanno affrontato condizioni di vita durissime. Le protagoniste di “Malfidano” rappresentano simboli universali di forza e resilienza, una finestra sulla loro lotta quotidiana all’interno di un contesto storico che parla ancora al presente con una potenza che non lascia indifferenti.
Un caro saluto a te, Raffaele. Quando hai maturato l’idea di voler scrivere un romanzo sulla tua regione e gli eventi che l’hanno attraversata?
Ho maturato quest’idea durante la pandemia, la reclusione mi ha spinto a studiare e cimentarmi in storie inedite sarde dimenticate o quasi. Così dopo aver preso consapevolezza dell’importanza di certe storie e certi eventi, ho deciso di metterle per iscritto e raccontarle, romanzandole. La forma che prediligo è la sceneggiatura, anche perché quella più vicina alle mie competenze e quella che mi ha accompagnato durante la mia formazione a Roma; infatti, studiando recitazione ho letto centinaia di sceneggiature, moderne e passate, come Molière, Shakespeare, Beckett, solo per citarne alcuni. Molte storie sarde le ritengo altamente cinematografiche, ecco il motivo della mia scelta, con la speranza ultima che diventino un giorno dei film e possano essere divulgate attraverso il cinema, anche perché alla Sardegna non manca nulla, tutto è cinematografico lì, tutto è una realtà aumentata e altamente stimolante, proprio come i suoi paesaggi, le sue tradizioni e i suoi millenari monumenti.
Le figure femminili assumono un ruolo fondamentale all’interno della storia. Rendendo loro le protagoniste, quali riflessioni vorresti suscitare nel pubblico?
Vorrei esortare il pubblico a riflettere sui reali e oggettivi problemi sociali che attraversa il nostro tempo, perché la società è mutata, è vero, molte cose sono state migliorate, ma i problemi di fondo non sono cambiati, si sono ripresentati mutati ed evoluti, ma sempre problemi rimangono. Ad esempio, escludendo il pessimo rapporto che hanno le nostre istituzioni con il mondo del lavoro, ancora incerto e precario, considerato dallo Stato una concessione e non un diritto, oggi ci trasciniamo dietro da almeno un secolo un’ingiustificata situazione sociale femminile, mutata nel tempo, ma rimasta comunque pessima e culturalmente sbagliata. Le miniere sarde offrivano alcuni dei primi luoghi di lavoro riconosciuti a livello organizzativo nazionale per le donne lavoratrici, in Italia, quando lo stato era sì unito, ma ancora altamente frammentato (dovevano ancora arrivare le due grandi guerre mondiali). La condizione femminile, soprattutto nei luoghi di lavoro, rimane retrograda e quello che cerco di raccontare in Malfidano è uno scorcio di un passato, non troppo lontano, dove questa situazione ha iniziato a crearsi e poi diffondersi. Esorto a leggere e approfondire l’argomento attraverso i libri di Iride Peis Concas, altra grande scrittrice che ha trattato la condizione femminile del lavoro in miniera prima di me.
Che funzione ha la letteratura per te?
Stimola l’intelletto, perché fa lavorare quella parte del cervello che attiva l’immaginazione, unica super dote dell’uomo in natura, che a sua volta porta alla riflessione e all’apprendimento e ad un processo di consapevolezza della realtà. Ma la letteratura è anche viaggiare nel tempo in realtà diverse dalla nostra, è educativa, è perdersi nelle parole e nella lettura, è uno strumento, è connessione e disconnessione dal mondo, è divulgazione, è un sentimento interiore, è scienza, è propaganda, è Cultura. E penso che oggi sia lo strumento più potente al quale appellarci per poter dare un senso alla nostra esistenza.
Hai già in mente qualche idea per progetti futuri?
Ho diversi progetti in mente che mi piacerebbe realizzare, ma prima di tutto cerchiamo di far diventare Malfidano un film. Prima di scrivere Malfidano, scrissi un’altra complicata sceneggiatura su un’altra storia, sempre sarda e ambientata durante il miracolo economico italiano, ma sono stato costretto a metterla da parte, un po’ per necessità di lavorare su Malfidano e un po’ per disinteresse da parte delle persone a cui l’ho proposto per poterci sviluppare un progetto. Per il prossimo futuro mi piacerebbe dar seguito allo sviluppo di progetti e sceneggiature, soprattutto per raccontare attraverso storie romanzate, le vicende storiche sarde e sto pensando di buttar giù alcune idee per scrivere una serie tv.