Siamo a Budapest: Chantal si ritrova in difficoltà dopo la misteriosa morte di un uomo al Teatro dell’Opera. accusata di colpevolezza e cerca qualcuno che possa dimostrare la sua innocenza. Una vecchia conoscenza della donna, Mae Son-Jun, si offre di aiutarla: egli è uno scrittore di gialli ed un investigatore a tempo perso, in grado di indagare su questo mistero e scovare il vero omicida. Delitti, furti e tentati omicidi si alternano nel corso della storia e, pian piano, il puzzle inizia a combaciare, facendo venire a galla un oscuro passato. Ecco una degna esegesi del nuovo romanzo di Marta Brioschi dal titolo “Ballo in fa minore” uscito per Be Strong Edizioni.

«Per quanto possa sembrare esagerato, io credo che in realtà ci siano molti più misteri di quanti ne vengano rivelati…». Marta Brioschi

Mi incuriosisce il tuo legame con il mondo orientale. Posso chiederti da dove nasce?
Nasce dalla mia infanzia. Mio padre viaggiava spesso in Oriente per lavoro. Le fiabe che mi narrava e gli oggetti che portava con sé dai viaggi alimentavano la mia curiosità e la mia immaginazione più dei racconti occidentali adatti alla mia età. Crescendo ho continuato ad alimentare questo interesse infantile, rivolgendo la mia attenzione alle culture nelle sue molteplici manifestazioni, alla cucina, alle lingue, e alla spiritualità dell’estremo oriente. Oggi sono anche traduttrice di sottotitoli di serie TV cinesi, giapponesi e sud coreane.

E quanto ha contaminato la scrittura dei tuoi romanzi?
Quanto non saprei, ma di certo ci sono diverse componenti della mia formazione di stampo orientale che si possono facilmente riscontrare nei mei romanzi. Di certo il lettore può scorgersi una certa affinità con la spiritualità di stampo shintoista.

Anche il mondo classico della narrativa è sempre presente. Ha senso chiederti cos’è in campo letterario il futuro e l’innovazione?
Domanda difficile, almeno per me, che adoro i classici e bazzico poco la letteratura contemporanea. Personalmente vorrei che il futuro mi portasse nuovi Leopardi, altri Italo Calvino, ma temo che non sarà così. Il linguaggio va sempre più impoverendosi, si va anche troppo semplificando la sintassi, ma per raccontare il mondo, soprattutto quello interiore, occorre abbondanza di lessemi e l’abilità di armonizzarli con una competenza sintattica avanzata. Nel futuro prossimo sicuramente vedo, ahimé, un abuso diffuso dell’Intelligenza Artificiale, che come molti strumenti tecnologici potrebbe essere usata come utile complemento alla scrittura, se venisse usata con competenza e “cum grano salis” e invece più probabilmente se ne farà un uso dissennato generando mostri. Più avanti, spero, scopriremo che una macchina, seppure evoluta, non può sostituire la creatività umana, ma solo organizzare molto bene le conoscenze umane.

E se ti chiedo del mondo digitale? Oggi i libri resistono e forse sempre resisteranno… ma è un bene o un male non accogliere il progresso anche in tal senso?
Per le case editrici sicuramente un male, come è un male la musica digitale per le case discografiche. Possiamo fermare il progresso? Sicuramente no, quindi tanto vale organizzarsi per accoglierlo.

Un giallo, un omicidio, una vicenda misteriosa: è lo scopo per snocciolare un intrigo o la scusa buona per raccontarsi nel privato?
Entrambe le cose. Scrivere un intreccio giallo presuppone che al centro vi si metta la ricerca di una qualche verità. Di solito questa verità emerge dalla lettura dei profili psicologici dei personaggi, dunque la ricerca è anche una ricerca intima all’interno di vite altre che almeno in parte attingono alle esperienze, al carattere e ai sentimenti di chi scrive. Attraverso il caleidoscopio dei tanti suoi personaggi l’autore si racconta, seminando indizi; nascosto dietro un paravento di parole si rivela ai lettori più perspicaci.