Il capolavoro del nostro patrimonio artistico: «Consegna delle chiavi», opera del Perugino.
di Alessio Fucile
L’affresco, Consegna delle chiavi, del Perugino, risale al 1481 circa ed è parte della decorazione del registro mediano della Cappella Sistina.
L’opera ha lo scopo istituzionale di legittimare l’autorità dei pontefici riportando il potere delle chiavi alla sua origine divina, ma vi è anche una componente umana altamente drammatica per cui quella consegna avvenne in uno scambio personale tra Gesù e il ruvido pescatore Pietro, scambio in cui viene rivelata l’identità profonda dell’uno e dell’altro.
Simbologia Cristiana
Nel Vangelo le parole «A te darò le chiavi del regno dei cieli» completano, quasi in maniera consequenziale, un altro episodio introdotto dalla domanda di Gesù ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Questi rispondono: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Gesù li incalza e chiede ancora: «Voi chi dite che io sia?».
La stessa domanda oggi la rivolge anche a te. Chi è per te Gesù Cristo? Che posto occupa nella tua vita? Non basta quello che senti dire di Lui o che hai studiato, solo una relazione autentica ti permette di conoscerlo veramente e scoprire il suo amore per te, capace di riempire la tua vita e liberarti dal bisogno di soddisfare i bisogni nella ricerca compulsiva e vana del piacere fine a se stesso.
A questo punto interviene Pietro che afferma: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Gesù precisa che tale consapevolezza è frutto di rivelazione divina e non delle doti del pescatore a cui dà un nome nuovo, che spiega con un gioco di parole significativo: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Il “potere delle chiavi” scaturisce da un rapporto unico, da una reciproca conoscenza: «Tu sei il Cristo», «Tu sei Pietro». Le chiavi date all’apostolo hanno a che fare con l’identità profonda di Gesù come Messia e simboleggiano la salvezza che consiste nel perdono: dopo il rinnegamento Pietro farà esperienza dell’amore misericordioso di Gesù. Le chiavi riguardano anche la nuova identità del pescatore, chiamato a essere “pietra” su cui Cristo edificherà una comunità, la chiesa, col compito di prolungare la sua missione di salvezza e contro la quale neanche l’inferno potrà prevalere.
Descrizione opera
Nell’affresco il centro della composizione, punto di fuga dell’enorme piazza, è costituito dalla chiesa sopra Cristo e Pietro, e precisamente dalla sua porta aperta posta sopra il simbolo del perdono, le chiavi del paradiso. Le chiavi d’oro e d’argento rappresentano il potere divino e temporale e ricordano l’autorità conferita all’apostolo, qui nel ruolo di primo papa, di legare e sciogliere. Gesù le consegna a Pietro inginocchiato, il cui sguardo sembra riassumere la frase che l’apostolo rivolse a Gesù dopo la colpevole ed amara esperienza del rinnegamento: «Signore, tu lo sai che ti amo».
Pietro è circondato da altri apostoli, tra cui Giovanni alla sua destra e Giuda: quest’ultimo è di spalle e porta l’aureola in quanto anche lui è chiamato alla santità da cui si autoesclude con la sua libera scelta; ha gli abiti di colore opposto a quelli di Pietro, con veste gialla con mantello blu. Presunto autoritratto di Perugino è l’uomo in nero che guarda verso lo spettatore nel gruppo di destra; il secondo e terzo personaggio sono gli architetti fiorentini che lavorarono alla Cappella Sistina, Giovanni Dolci con la squadra in mano e Baccio Pontelli con il compasso; il quarto è lo scultore Andrea Bregno.
Al centro è rappresentato un magnifico edificio a pianta centrale con cupola, simbolo dell’universalità del potere papale oltre che trasposizione ideale del Tempio di Gerusalemme. Ai lati della piazza compaiono due citazioni dell’arco di Costantino, omaggio alla passione per l’antico tipica del periodo. In secondo piano ci sono infine alcune scene che rappresentano due episodi della vita di Cristo, «Pagamento del Tributo» e «Tentativo di lapidazione di Cristo».
Il paesaggio sullo sfondo è tipico dell’artista, con dolci colline ed esili alberelli, che sfumano in lontananza, dando senso di distanza infinita grazie alla resa atmosferica della prospettiva aerea.