Mostra Apre oggi 25 agosto “Per una nuova scultura. Sperimentazioni e traiettorie lungo la via Emilia“.
“Per una nuova scultura. Sperimentazioni e traiettorie lungo la via Emilia” è l’ampia disamina, in mostra, sulla scultura contemporanea in programma dal 25 agosto al 19 settembre 2022 all’interno della Festa de l’Unità provinciale di Modena a Ponte Alto (MO).
Curata da Andrea Capucci e Alessandro Mescoli con opere di 19 scultori e ceramisti provenienti dalle provincie di Reggio Emilia, Modena, Bologna, Forlì, Imola e Rimini, l’esposizione si propone di restituire una fotografia delle arti plastiche lungo la direttrice della via Emilia, asse culturale, luogo di esplorazioni, di viaggi e di scambi tra artisti e intellettuali, incubatrice del cambiamento, visivo e umano.
Dichiarazioni
«Abbiamo voluto includere questa esposizione nel contesto di una manifestazione popolare come la festa dell’Unità – spiega Roberto Solomita, segretario provinciale del Partito democratico di Modena – perché pensiamo sia giusto e necessario contribuire alla valorizzazione e alla divulgazione dei linguaggi e delle riflessioni proprie della nostra contemporaneità, e degli artisti del nostro territorio che ne fanno l’oggetto della loro ricerca».
«Abbiamo immaginato la mostra – dichiarano i curatori Andrea Capucci e Alessandro Mescoli – come una concisa sintesi e mappatura dei fenomeni artistici più interessanti e trasversali, germogliati nelle città che si affacciano sulla via Emilia. Questa esposizione si pone l’ambizioso obiettivo di sintetizzare ricerche e tendenze nella scultura contemporanea lungo l’asse della via Emilia, una via importante, non solo per il trasporto, ma anche per lo scambio e la diffusione delle idee; origine di un vero e proprio nomadismo artistico e culturale».
Altre dichiarazioni
Informazioni
L’esposizione è promossa dal Coordinamento provinciale del Partito democratico di Modena in collaborazione con Ricognizioni sull’arte APS, associazione culturale modenese che opera nell’ambito della promozione e della valorizzazione delle culture contemporanee e delle sensibilità ambientali.
Gli artisti
L’opera proposta è un vaso scultura, una presenza totemica di una natura vigile, rigenerata e rigenerante. natura è anche la crosta che accoglie tutto questo avvicendarsi, è il dialogo costante tra nascosto e visibile. Abbiamo immaginato di fare un carotaggio come campione del “sotto”: il susseguirsi di strati minerali, materia organica in sedimentazione, elementi di un dinamismo lentissimo che preparano la germinazione.
Zeno Bertozzi (Castel San Pietro Terme, 1994 – Vive e lavora a Imola)
Attraverso la mia ricerca ho cercato di rappresentare la mia ossessione, che è mirata verso la ripetizione manuale del segno. Una ripetizione costante che plasma crateri e forme che si trasformano nell’unità di misura dell’invisibile scorrere del tempo. Nell’opera “Con tatto” ho cercato una forma pulita e simmetrica, che solleciti idealmente, come sempre ha fatto la scultura, un avvicinamento, una voglia di sfiorare l’opera girandoci intorno.
Giulia Bonora (Ferrara, 1986 – Vive e lavora a Bologna)
Daniele Cabri (Sassuolo, 1965 – Vive e lavora a Guiglia)
“La Latebra” è la versione dolce e morbida di una grotta preistorica dove un post-primitivo quale io sono segna con il fuoco su pelli conciate i propri moti d’animo e le proprie e altrui memorie di un paese sulle colline di Modena in via di estinzione, di tutti i paesi del mondo corrosi dal tempo. Una Heimat da far west contadino che è la base delle radici di questa nostra strada romana.
Andrea Capucci (Modena, 1965 – Vive e lavora a Modena)
Il paese degli indaffarati è un grande plastico, una città da osservare planandoci sopra. Sul piano si muovono le donne e gli uomini, sono tutti indaffarati, lavorano, amano, si cercano, curano le proprie ferite, ma fanno anche la guerra e muoiono. Le sculture e i loro racconti rappresentano aspirazioni, possibili progetti di vita, tensioni vitali che interagiscono con lo spazio e con le vite dei nostri simili, ci ricordano i nostri comuni tentativi esistenziali.
David Casini (Montevarchi, 1973 – Vive e lavora a Bologna)
Giuliano Della Casa (Modena, 1942 – Vive e lavora a Modena)
Dice di lui Francesco Liverani: Chi conosce Giuliano non avrà difficoltà ad immaginarlo al lavoro, a far ceramica, quasi fosse alle prese, in un’ampia cucina con un quarto di ircocervo, pennellato da penna di fagiano, su un girarrosto da cui cola il grasso nutriente entro capace leccarda, che al punto giusto, Giuliano ci presenterà sorridente e ironico: Ecco a voi, amici!
Luca Freschi (Forlì, 1982 – Vive e lavora a Meldola (FC)
Dice del suo lavoro Giovanni Gardini: Maestose e austere si ergono le Cariatidi di Luca Freschi. Figure silenziose ed enigmatiche, smisuratamente immobili. Paiono un gioco, queste mirabili opere, e forse in parte lo sono. Procedono per sovrapposizioni e tendono instancabilmente verso l’alto queste solenni figure che dell’antico custodiscono la memoria, accogliendo nella loro esibita verticalità elementi dal sapore archeologico.
Michelangelo Galliani (Montecchio Emilia, 1975 – Vive e lavora tra Montecchio Emilia e Urbino)
Frequento da sempre Carrara e i suoi marmi, le sue maestranze ed il loro duro lavoro. Ho lottato da sempre con un materiale tanto ostile quanto dolce e meraviglioso. Le mie opere sì insinuano in uno spazio barocco e carico di storia, di fronzoli e di colori. Lavori nati dalle ceneri di questo importante passato per dialogare con il presente sotto forme nuove.
Matteo Lucca (Forlì, 1980 – Vive e lavora a Forlì)

Georgia Matteini Palmerini (Rimini, 1972 – Vive e lavora a Rimini)
Ciotole, piatti, piattini, fiamminghe in quei piatti, in quelle ciotole accarezziamo le nostre nonne, le nostre mamme, le nostre zie nel rito atavico del prendersi cura della famiglia. La porcellana ruvida e porosa toglie ogni funzionalità da quell’oggetto familiare, rendendolo un puro supporto di memoria. Impilo piatti e ciotole. Impilo ricordi ed emozioni.
Alice Padovani (Modena, 1979 – Vive e lavora a Modena)
La cicala lascia la sua prima pelle, il suo involucro ninfale, attaccato al tronco di un albero. Lo raccolgo. Penso sia meraviglioso: lei continua a vivere, a emettere le sue vibrazioni estive e qui resta solo ciò che era. La sua pelle adesso è la guaina del prima, è il passato che si porta dentro i ricordi, gli istinti e i momenti più preziosi.
Laura Renna (San Pietro Vernotico, Brindisi, 1971 – Vive e lavora a Modena)
L’opera di Laura Renna si caratterizza per una manipolazione, processualità e commistione di discipline e di materiali diversi, dalla fotografia alla scultura all’installazione. I suoi lavori parlano di scultura ma non sempre si concretizzano in oggetti definiti e tridimensionali. Frutto di una pratica artigianale, il suo lavoro rivela una attitudine trasformativa, nell’intenzione di riplasmare ciò che ha perso valore e funzione.
Marika Ricchi (Cesena, 1987 – Vive e lavora tra Rimini e Reggio Emilia)
Mattia Scappini (Modena, 1983 – Vive e lavora a Modena)
Sotto la superficie, dentro alla materia e ancora oltre l’essenza delle cose è possibile dilatare la figura e trovarne una sintesi. Il campo di indagine che preferisco è la condizione umana e il mio tentativo è quello di restituire l’uomo. Sono attratto dagli assoluti ma tutto ha maggiore forza se descritto da contorni incerti e se lascia spazio al suo opposto.
Laura Serri (Sassuolo, 1977 – Vive e lavora a Sassuolo)
Gianni Valbonesi (Roma, 1941 – Vive e lavora a Modena)
Mattia Vernocchi (Cesena, 1980 – Vive e lavora a Gambettola)
Nel fuoco gli oggetti comuni perdono la loro utilità, si caricano di suggestione e memoria ed è qui che la ceramica si sostituisce alla loro quotidiana certezza, ne copre e deforma la forma, sconvolta da quel violento calore. In queste opere non c’è premeditazione o eccessivo controllo, ma abbandono sapiente alle proprietà generative del fuoco ed alle capacità auto-creative della ceramica.
Shafei Xia (ShaoXing, Cina, 1989 – Vive e lavora a Bologna)
Mi piace stare a casa. Con i miei genitori mi sono trasferita tantissime volte e ho continuato a cambiare casa crescendo. Da piccola mi ritrovavo tra le mura domestiche da sola e le scatole di carta sono diventate il mio rifugio, con queste costruivo delle bellissime case di bambole con cui giocavo per ore.