di Maddalena Menza
L’opera“Ennio: the Maestro, dedicata da un grande regista, Maestro delle emozioni , come Peppino Tornatore, ad un Genio della Musica come Ennio Morricone (nato come me il 10 novembre: curiosità che mi rende fiera, quasi una briciola di genialità attaccata a me) l’ho vista qualche giorno fa( il 30 gennaio) in anteprima al Cinema Farnese a Campo de’ Fiori ma uscirà nelle sale di tutta Italia il 17 febbraio 2022. Ennio: the Maestro è ben più di un documentario, sa toccare le corde del cuore, permettendo allo spettatore d’immergersi a fondo nel mondo del protagonista ed è veramente commovente.
(Inutile dire che, a fine proiezione, mi sono commossa, ma non ero l’unica). Il titolo è semplice e ci porta a conoscere questo genio musicale che, a poco a poco, ci conquista, ci risulta amico grazie alla profondità con cui vengono ripercorse le tappe salienti della sua vita artistica e privata, attraverso le testimonianze personali dello stesso Maestro Ennio Morricone e degli artisti che lo hanno conosciuto (tra cui Bertolucci, Montaldo, Faenza e tanti altri grandi) compreso quel mondo dell’Accademia che l’aveva snobbato, con il suo Maestro Goffredo Petrassi, che riteneva la musica da film non vera musica o come il suo compagno compositore Boris Porena, che si ricrede sul talento di Ennio solo quando, accecato dalla potenza di C’era una volta in America, scrive al compagno una sentita lettera di scuse.
Il maggior pregio dell’opera del grande regista siciliano Giuseppe Tornatore, autore non a caso di capolavori come Nuovo cinema Paradiso o La leggenda del pianista sull’oceano musicati da Ennio Morricone, è stato ricostruire “ con lungo studio e profondo amore”-come avrebbe detto Dante– l’anima –oserei dire – di un grande genio della musica, vincitore di un premio Oscar nel 2016 con Hateful Eight di Quentin Tarantino e di un altro Oscar alla carriera, che è riuscito a realizzare ben 500 film, ad essere arrangiatore originale di parte della grande musica leggera italiana, a suonare per un periodo anche la tromba (come il padre per sbarcare il lunario) nelle più grandi riviste d’avanspettacolo, a comporre musica sperimentale con il gruppo di Nuova Consonanza, riuscendo sempre a porsi davanti a un nuovo film come un bambino di fronte ad un nuovo gioco o come un giocatore di scacchi (e lui lo era e bravissimo) che si accosti a una nuova partita, come a una nuova sfida. La sua musica non è mai un elemento qualunque ma ha sempre il marchio di fabbrica della sua arte.
Inoltre il suo lascito è enorme se si pensa che anche delle band di tutto il mondo (cosiddette alternative, di metallica e così via) si siano ispirate alla sua musica che rimane immortale.
Tra le tappe più importanti della sua carriera c’è il sodalizio artistico e umano ,fortissimo, con il regista Sergio Leone, con le musiche celebri di Ennio ,dei suoi Spaghetti western che Leone (compagno di classe di Ennio) voleva accompagnassero gli attori durante le riprese dei film per ispirarli.
Nonostante ciò, Ennio Morricone non vuole ripetersi e rifiuta le offerte di quei registi che gli chiedono semplici variazioni sul tema delle musiche dei film di successo di Sergio Leone, ma propone sempre nuove musiche che rimarranno nella storia, perfettamente calzanti e intonate a film molto diversi (si pensi a Mission di Roland Joffè o all’Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri).
Ennio Morricone è un genio con i piedi per terra, figlio di un umile trombista e musicista per caso (per volontà del padre, altrimenti sarebbe stato medico) sempre alla ricerca di una musica intonata al film e al mondo immaginifico del regista , con delle emozioni e delle suggestioni che la rendono un elemento a se stante.
La chiave sta nel suo carattere timido e umile ma profondamente determinato, che gli fa rifiutare un posto di Maestro alla Rai “perché non avrebbe potuto eseguire la sua musica né fare carriera”.
Forse il segreto di questa sua longevità per cui artisti come Bruce Springsteen e Quentin Tarantino lo paragonano ai grandi compositori di musica classica come Beethoveen e Mozart, sta nel suo carattere umbratile e timido all’apparenza ma con un mondo fantasmagorico e ricchissimo custodito dall’amore tenero e appassionato della moglie Maria che, per tutta la vita, ha curato e tenuto con riserbo le chiavi di quel giardino privato, che era il genio del marito , come acutamente ha osservato Caterina Caselli.
A tal proposito, manca, tra i tanti intervistati illustri, la testimonianza della moglie Maria, così centrale nella vita di Ennio (che comunque-racconta il regista Giuseppe Tornatore -avrebbe accettato di parlare solo se non fosse stata ripresa). A ben riflettere –come ha detto anche lei stessa successivamente- è stata una scelta opportuna per dare tutto il risalto al “nostro Ennio”-come ognuno di noi sente il Maestro. Da non perdere!