Il Martirio di San Matteo del Caravaggio

Ti presento «Martirio di San Matteo», opera realizzata da Caravaggio tra il 1600 e il 1601 e conservata nella Cappella Contarelli della chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma.

Il Martirio di San Matteo – Caravaggio

La tradizione narra che, una volta giunto in Etiopia, l’apostolo Matteo avrebbe spinto alla conversione il re Egippo dopo aver fatto risorgere miracolosamente suo figlio; alla morte del re, gli sarebbe succeduto sul trono suo fratello Irtaco, che desiderava Ifigenia, figlia di Egippo, come sposa. Avendo però la ragazza rifiutata la proposta in quanto già da tempo votata a consacrarsi al Signore, Irtaco si rivolse a Matteo perché la persuadesse. Il santo lo invitò ad ascoltare una sua predica, durante la quale l’apostolo consacrò Ifigenia sposa di Cristo. Affermò che il voto non potesse essere infranto. Il re, offeso e umiliato e desideroso di vendetta, diede ordine a un suo sicario di uccidere il santo.

Descrizione dell’opera 

La vicenda è qui ambientata in una chiesa, per cui sullo sfondo appare un altare inciso con una croce e su cui poggia una candela accesa; in primo piano si intravedono la vasca battesimale e alcuni catecumeni che indossano solo il perizoma. Sulla sinistra del quadro si può distinguere un personaggio dallo sguardo impietoso e con un ricco cappello piumato. Forse si tratta del re Irtaco, mandante dell’omicidio, in quanto la sua mano rinfodera la spada a voler significare che da lui è giunto l’ordine dell’assassinio e che il re in prima persona ha lasciato compiere il delitto a un suo sicario. Ciononostante, la sua spada e quella dell’assassino si intersecano tanto che la seconda pare il prolungamento della prima, ad intendere che è comunque stata la spada del re a uccidere il santo.

Nella scena concitata si vede l’anziano apostolo vestito con abiti sacerdotali e disteso per terra mentre il giovane sicario lo blocca e lo finisce con la spada. La scena si sviluppa concentricamente proprio intorno a queste due figure centrali: diverse persone infatti si ritraggono inorridite di fronte al gesto dell’aguzzino che sembra essere anche lui uno dei catecumeni, dettaglio che contribuisce ad aumentare lo sgomento disegnato sui volti dei personaggi presenti. In realtà, l’assassino decide volutamente di camuffarsi da catecumeno per poter avvicinare il santo e ucciderlo; il sicario è giovane, bello, forte, armato e sovrasta la sua vittima debole e anziana, distesa ai suoi piedi. Proprio a simboleggiare la sua preponderante superiorità indossa la tenia, la benda intorno alla fronte che indossavano anche gli atleti vincitori nell’antica Grecia.

La contrapposizione del bene contro il male

La posa che contrappone il sicario a Matteo è la medesima di Caino che uccide Abele, evocando così l’eterno combattimento fra il bene e il male. In questo caso sembrerebbe che sia il male a vincere nel dominio del forte sul debole, come spesso avviene nella società umana. Il giovane sicario ha un volto che il Merisi ha reso simile a quello della gorgone Medusa, simbolo del male, al fine di rappresentare nel sicario il concetto di perfezione corrotta dal male. Ma il male diviene causa della propria sconfitta distruggendo sé stesso con le sue proprie azioni, per cui alla fine allora il vero vincitore non è colui che sembra essere tale, ma il santo che sta per ricevere la palma dall’angelo che piove dall’alto sorretto da una nuvola.

Simbolismi nell’opera

La palma è simbolo di testimonianza, di martirio e soprattutto di vittoria, come ricorda anche l’Apocalisse: «Stavano in piedi davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. Sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello. Non avranno più fame, né li colpirà il sole, perché l’Agnello sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi». L’apostolo Matteo con una mano tocca l’acqua del fonte battesimale e con l’altra vuole afferrare la palma; con il suo corpo forma una croce, a simboleggiare il suo desiderio di seguire Gesù sino alla morte; ha la veste sacerdotale bianca, simbolo della grazia del Battesimo che sta amministrando ai catecumeni e della purezza di cuore; il cingolo annodato alla vita è simbolo della virtù del dominio di sé, la stola invece è simbolo dell’immortalità. Straordinario è il bambino che fugge terrorizzato, presumibilmente si tratta di un chierichetto. Sulla sinistra sei individui in abiti del tempo del Caravaggio osservano la scena: tra questi c’è forse lo stesso artista che si rappresenta sullo sfondo mentre osserva sgomento e rattristato la scena di violenza.

I personaggi complessivi nella scena sono tredici, numero che rimanda ai dodici apostoli più Gesù: il Merisi sembra così voler alludere al tradimento di Giuda e alla fuga degli altri apostoli. Il sicario infatti, come abbiamo detto, tradisce la fiducia di Matteo perché si infiltra tra i catecumeni, fingendosi desideroso di ricevere il battesimo per poi colpirlo in modo inatteso; degli altri, nessuno interviene né si ribella al male, uno allarga le mani per lo stupore ma non tenta di salvare l’anziano e indifeso Matteo. Tutti si limitano a guardare o addirittura a fuggire.

La luce e la fede

Come dicevamo, sull’altare c’è una candela accesa che nel contesto diviene simbolo della fede e rimanda alle parole di Gesù: «Voi siete la luce del mondo; non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli». Qualunque sia la tua vita, ricordati che possiedi una enorme dignità che ti rende unico e irripetibile: per questo sei chiamato a splendere, a nutrire grandi ideali e grandi desideri. Non lasciarti immiserire, nel tran-tran della vita quotidiana, dalle piccole cose che ti succedono o dalle persone che ti feriscono. Ogni giorno passa in fretta con le sue fatiche, le sue gioie e dolori ma la tua vita non finisce qui: una grande missione ti è affidata. Scoprila e inseguila!

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