Chiusura sotto tono del Festival di Cannes

di Riccardo Bramante 

Si è chiusa un po’ sotto tono questa 75° edizione del Festival del Cinema a Cannes. E altrettanto inattesa e discussa è stata l’attribuzione della “Palma d’Oro” al film “Triangle of Sadness”, dello svedese Ruben Oestsund, satira grottesca della decadenza del mondo occidentale in uno scontro di ruoli e classi sociali che per molti versi ricorda “Travolti da un insolito destino” di Lina Wertmuller.

Anche qui c’è la storia di una coppia di influencer che viene invitata a una crociera di lusso per superricchi, mettendo a confronto, in situazioni estreme, personaggi appartenenti a classi sociali diverse, in cui, alla fine, chi era in stato di inferiorità si trova a dominare coloro che prima erano loro superiori.
“Siamo rimasti letteralmente scioccati da questo film” ha detto il presidente della giuria, Vincent Lindon; è da vedere se questo chock sia dovuto alla bellezza o all’atteggiamento alquanto modaiolo e furbetto del film, che sembra cercare solo l’approvazione commerciale del pubblico.

L’ondata scandinava è proseguita con la premiazione per la migliore sceneggiatura a “Boy from Heaven”, dello svedese di origine egiziana Tarik Saleh, mentre il premio per la migliore interpretazione femminile è stato vinto dall’attrice iraniana Zar Amir Ebrahimi con il film “Holy Spider” del danese iraniano, Ali Abbasi.
L’Italia può consolarsi (si fa per dire) con il Premio della giuria vinto da “Le otto montagne”, tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Cognetti e interpretato da Luca Marinelli e Alessandro Borghi per la regia di Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch.

Una storia di amicizia tra due uomini trattata come una storia d’amore, ode alla fragilità di ogni persona, in cui la natura ha un ruolo dominante.
A bocca asciutta è rimasto, invece, il film su cui l’Italia contava maggiormente: ”Nostalgia” di Mario Martone, con un convincente Pierfrancesco Favino che ha, però, ricevuto l’applauso di tutta la critica internazionale, come pure “Les Amandiers” di Valeria Bruni Tedeschi.


In definitiva, il fatto che molti dei premi siano stati dati ex aequo o con la creazione di nuove sezioni specifiche ha reso evidente che le decisioni della giuria non siano state prese all’unanimità, come avviene di solito, ma “con una buona maggioranza”, come ha detto il presidente Vincent Lindon.