La «Pala Baglioni» il polittico di Raffaello Sanzio

di Alessio Fucile

La «Pala Baglioni», polittico oggi smembrato realizzato da Raffaello Sanzio. Firmato e datato al 1507, come si può vedere sul gradino di pietra in basso a sinistra, venne dipinto per la Chiesa di San Francesco al Prato a Perugia.

Il pannello centrale con la «Deposizione di Cristo nel sepolcro (o Trasporto di Cristo nel sepolcro)» si trova oggi nella Galleria Borghese di Roma e per questo è noto come «Deposizione Borghese». Gli altri pannelli facenti parte del polittico si trovano sparsi in altri musei del mondo.

dettaglio centrale della Pala Baglioni di Raffaello Sanzio

Storia della Pala

La pala d’altare fu commissionata a Raffaello da Atalanta Baglioni, principale rappresentante della nobiltà perugina; l’opera è in memoria del figlio di Atalanta, Federico Baglioni detto il “Grifonetto”, scomparso dopo una drammatica e sanguinosa vicenda. Grifonetto commise un orribile omicidio: la notte del 3 luglio 1500, in occasione delle nozze del cugino Astorre Baglioni con Lavinia Colonna, fu coinvolto in una congiura mirata ad uccidere nel sonno alcuni suoi parenti maschi, ovvero i prozii Guido e Rodolfo Baglioni e i loro figli, che di fatto controllavano la politica di Perugia.

Uno di loro, Giampaolo Baglioni, scampò miracolosamente alla strage e riuscì a vendicarsi: il giorno dopo la strage tornò a Perugia con un nutrito gruppo di persone e per strada uccise Grifonetto. Quest’ultimo, raggiunto dalla madre Atalanta e dalla moglie Zenobia, prima di morire ebbe tempo di chiedere perdono per i suoi peccati e per perdonare i suoi assassini. Sembra che Atalanta, depositando i vestiti insanguinati del figlio sui gradini del Duomo, così abbia affermato: «Che questo sia l’ultimo sangue che scorre su Perugia».

Secondo il Vasari, pochi anni dopo questi tragici eventi Atalanta Baglioni incaricò Raffaello di realizzare un’opera avente come tema la deposizione di Cristo nel sepolcro. In quell’intima scena funebre, una madre come Atlanta che aveva perso tragicamente il proprio figlio non poteva che riconoscere sé stessa. La fortuna della Pala Baglioni fu clamorosa e favorì il successo dell’artista, poi chiamato a Roma da papa Giulio II.

Descrizione dell’opera

L’opera presenta una serie di figure divise in due gruppi. Sul lato sinistro in primo piano vi sono due uomini, uno un po’ più maturo e barbuto – probabilmente Giuseppe d’Arimatea – con lo sguardo verso l’alto e l’altro giovanissimo: stanno portando al sepolcro il corpo di Cristo appena deposto dalla croce, che appare ancora issata sul monte Calvario con una scala poggiata ad essa insieme alle altre due croci dei ladroni.

I gradini e l’ingresso della la tomba scavata nella roccia sono visibili sul bordo sinistro della tavola. Attorno al corpo di Gesù si raccolgono altre tre persone: San Giovanni a sinistra, il vecchio al centro – si tratta probabilmente di Nicodemo o di San Pietro, solitamente non presente nelle «Deposizioni» ma qui identificabile dal colore della veste, siccome i colori verde e giallo sono tipici della sua iconografia – e una Maria Maddalena sconvolta e dai capelli arruffati, che sorregge la mano dell’amato Messia. Nicodemo (o Pietro) guarda verso lo spettatore per coinvolgerlo emotivamente. Sul lato destro della scena, Maria sviene sorretta da tre giovani donne: il dolore della madre di Gesù rivela il dolore di Atalanta Baglioni e continua a riflettersi nella vita dei cristiani e nel cuore di ogni madre che piange il proprio figlio.

L’intensità drammatica delle espressioni, non priva di un certa carica teatrale, fa pensare che Raffaello mirasse a superare completamente la tradizione umbro-toscana in cui si formò al fine di proporre un’intensa ricerca di sintesi tra il perfetto equilibrio d’impostazione classica e la manifestazione dei moti dell’anima, ossia dei sentimenti e degli stati d’animo, secondo l’insegnamento di Leonardo.

Al centro del tranquillo paesaggio collinare compaiono un castello, uno specchio d’acqua e montagne azzurre avvolte nella nebbia, dipinte con le tecniche dello sfumato e della prospettiva aerea che Raffaello apprese ancora una volta da Leonardo da Vinci.

Omaggi in arte di Raffaello 

Il giovane in primo piano, con un bel viso e una posa eroica, teso all’indietro nello sforzo di sostenere il peso del cadavere, è sempre stato la figura più accattivante della scena: si pensa che si tratti del Grifonetto, cui la tradizione vuole dedicata la Pala; nella Maddalena qualcuno riconosce il volto della moglie di Grifonetto, Zenobia Sforza; Maria interpreterebbe invece Atalanta Baglioni.

Il capolavoro rivela chiaramente come Raffaello conoscesse alcune opere di Michelangelo, tanto che sia lo studio della composizione che i singoli personaggi fanno riferimento all’arte del Buonarroti: l’uomo al centro, la torsione della donna accovacciata a destra tratta dal «Tondo Doni», Cristo stesso che appare come un vero e proprio omaggio alla «Pietà Vaticana».

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