«Salita al Calvario» di Hieronymus Bosch, opera del 1516, conservata al Musee des Beaux-Arts di Gand.

di Alessio Fucile

La Salita al Calvario di Hieronymus Bosch è l’ultima opera autografa dell’originale pittore olandese. In una tela rettangolare, dal fondo drammaticamente scuro emergono con violenza volte e gesti. L’autore ha presentato un ipotetico spaccato del cammino verso il Golgota del Cristo carico della croce.

Salita al Calvario di Hieronymus Bosch

Descrizione dell’opera 

Ciò che subito appare evidente è la ferma e sovrana calma di Gesù, cosciente di ciò a cui va incontro e soprattutto fermo nella decisione di realizzare fino in fondo la volontà del Padre suo. Tutt’attorno invece è un vociare confuso e drammatico, in cui il tempo sembra essersi fermato. La pittura di Bosch è altamente simbolica e molti particolare rimandano a dei significati nascosti. Lo sfondo scritturistico della scena rappresentata sono i famosi carmi del servo sofferente di cui parla il profeta Isaia.

Cristo non è il centro della folla, infatti nessuno ha lo sguardo rivolto verso di lui, nessuno inoltre sembra che abbia premura di giungere al Calvario, anzi un soldato blocca con lo scudo l’incedere del triste corteo. Non bisogna che Gesù manifesti a tutti la volontà del Padre che vuole la morte del suo unico Figlio per la salvezza di tutto il genere umano.

Simbologie

Bosch ritrae un mondo beffardo e pieno di sé, che non sa che farsene della croce perché ne fabbrica continuamente a danno dei più deboli e dei più indifesi. Il mondo ha paura che appaia il sacrificio della croce di Dio, perché così qualsiasi altro sacrificio e dolore avranno un significato, non saranno più assurdi, ma un ponte che unisce la morte alla vita.

Un Dio che soffre solo la religione cristiana lo ha rivelato e credo che sia uno dei messaggi più sconvolgenti mai intesi nella storia dell’uomo. Ormai siamo così abituati a vedere il crocifisso che non ne facciamo più caso, ma lì si è consumato il più grande atto di amore dell’universo. Dio che muore per amore degli uomini che lo avevano tradito con il peccato, e che lo avrebbero ancora continuato a tradire con molti peccati.

Il mondo che il pittore ritrae a ben guardare allora risulta essere proprio il nostro mondo che esorcizza la croce e il dolore, non ne vuole sentire parlare, la croce è divenuto come un male oscuro da cui bisogna emanciparsi. Il rischio però è cadere nell’irrazionale, nel vociare confuso delle mille verità che non portano al nulla.

Nel mondo ritratto da Bosch ci sono uomini pieni di se, dei pensieri della loro mente, come l’uomo in rosso col cappello da notabile. Uomini pieni della loro brutalità, come quella maschera urlante poco sopra il volto di Cristo, e vi sono gruppuscoli qua e la che tramano e confabulano.

La croce meridiana della storia narrata da Bosch

Eppure se ben osservate quella croce così accuratamente elusa traccia la diagonale dell’intero quadro e sta salda come perno, come unico punto fisso e sicuro della scena. La croce viene così ad essere la meridiana della storia. La trave portante del mondo nuovo che Cristo è venuto ad edificare.

Nonostante tutti i tentativi per rimuoverla, essa svetta sempre al di sopra delle nostre teste e ed è sicura ancora di salvezza per tutti coloro che soffrono e sono piegati sotto il giogo della prova e del dolore quotidiano. La croce è tenuta da Cristo e dal Cireneo. Se notate di quest’ultimo non si vede il volto, però di quel poco che si vede, la bocca, i muscoli facciali distesi e sereni, si percepisce la bontà del gesto. La sua pelle è scura come quella del legno della croce e così anche le sue mani quasi si confondono con le venature dello stesso.

Forse il Cireneo vorrebbe piantare qui la croce e far vedere dove sta la verità, ma Gesù lo invita a continuare. Bisognerà soffrire fino alla fine del mondo, con la certezza però che Lui è sempre con te, non ti abbandona, anzi ti rialza dopo ogni caduta. C’è bisogno solo che tu lo voglia e afferri le mani che Lui continuamente ti tende.

Credo anche che l’anonimato del volto del Cireneo rientri in un preciso piano simbolico, ognuno è chiamato a farsi cireneo dei fratelli, soprattutto di coloro che portando la croce e chiedono aiuto. Quante persone che ti vivono accanto magari ti hanno chiesto aiuto senza che tu te ne accorgessi, o forse anche facendo finta di non vedere.

Diciotto sono i volti che Bosch rappresenta attorno al Cristo, di questi quattordici sono contratti dall’ira, dallo scherno, dai pensieri malvagi: sono le quattordici stazioni della via crucis che, con morsa e dolore, serrano Gesù.

Il volto di Cristo appare l’icona della pace nel caos, della bellezza tra la bruttura del mondo. È un invito a mantenere la calma e la pace anche nei momenti più difficili della vita, anche se è difficile, talvolta addirittura sembra impossibile, ma solo così avrai la certezza di affrontare con lucidità le varie situazione.

Il capo di Gesù appare già reclinato sulla croce, pienamente abbandonato alla volontà del Padre, avrebbe potuto ribellarsi, aveva tanti buoni motivi per farlo, ma non lo fa, la posta in gioco è troppo alta: la salvezza dell’uomo!

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