Ibsen, antesignano femminista norvegese, scrisse ‘Casa di bambola’ circa 150 anni fa.

di Annalisa Lo Monaco

Il norvegese Henrik Johan Ibsen, considerato il padre della drammaturgia moderna, è stato un drammaturgo, poeta e regista teatrale  che scrisse ‘Casa di bambola’ circa 150 anni fa.  

Ibsen fu costretto, però, a riscrivere il finale per il pubblico tedesco in quanto inconcepibile, in epoca vittoriana, raccontare di una madre che potesse abbandonare i figli solo “per trovare sé stessa”.

Ancora estremamente attuale e godibile come quasi tutta la produzione ibseniana. Conosciamo tutti la storia di questa rappresentatissima commedia. Memorabile la versione televisiva con Giulia Lazzarini!
 
In questo stralcio riportato c’è la morale, ahimè, sempre drammaticamente reale, di un femminile ancora silente!
  • NORA: Tu non pensi e non parli come l’uomo di cui possa essere la compagna. Svanita la minaccia, placata l’angoscia per la tua sorte, non per la mia, hai dimenticato tutto. Ed io sono tornata ad essere per te la lodoletta, la bambola da portare in braccio. Forse da portare in braccio con più attenzione perché t’eri accorto che sono più fragile di quanto pensassi. Ascolta, Torvald; ho capito in quell’attimo di essere vissuta per otto anni con un estraneo. Un estraneo che mi ha fatto fare tre figli… Vorrei stritolarmi! Farmi a pezzi! Non riesco a sopportarne nemmeno il pensiero!
  • TORVALD: Capisco. Siamo divisi da un abisso. Ma non potremmo, insieme…
  • NORA: Guardami come sono: non posso essere tua moglie.
  • TORVALD: Ma io ho la forza di diventare un altro.
  • NORA: Forse, quando non avrai più la tua bambola.»