L’Angelus, dipinto di Jean-François Millet

di Alessio Fucile

«L’Angelus» è un dipinto di Jean-François Millet che fu realizzato nel 1858-1859 e attualmente conservato nel Museo d’Orsay di Parigi.

«Non sono un letterato né uno scienziato. Cerco soltanto di essere un uomo di preghiera. Senza la preghiera avrei perso la ragione. Se non ho perso la pace dell’anima, malgrado le prove, è perché questa pace mi viene dalla preghiera.

Si può vivere alcuni giorni senza mangiare, ma non senza pregare. La preghiera è la chiave del mattino e il chiavistello della sera». Questa frase del Mahatma Ghandi racchiude, a mio avviso, la sostanza della preghiera, espressa in modo sublime anche nell’opera del pittore francese Millet.

Descrizione dell’opera 

Il titolo del quadro si riferisce alla preghiera dell’Angelus Domini che, per tradizione, viene recitata tre volte al giorno: mattino, mezzogiorno e sera. È ciò che stanno facendo i due contadini ritratti nel dipinto: al suono delle campane della chiesa di Chailly en Bière, ben visibile sullo sfondo, hanno sospeso la loro attività – la raccolta delle patate – e si sono disposti alla preghiera. Fu un ricordo personale ad ispirare il pittore per questo quadro, come lui stesso scrisse: «L’Angelus è un quadro che ho dipinto ricordando i tempi in cui lavoravamo nei campi e mia nonna, ogni volta che sentiva il rintocco della campana, ci faceva smettere per recitare l’angelus in memoria dei poveri defunti».

La scena è ambientata in una sera d’estate, come suggerito dallo stormo di uccelli in alto a destra; la presenza degli strumenti del lavoro, il cesto pieno di verdure, la carriola con dei sacchi e il rastrello, evidenziano ancora di più l’importanza del momento che i due contadini stanno vivendo: sono completamente assorti nella preghiera, come rivela il loro capo chino e le mani giunte.

Per iniziare questo dialogo con Dio, definizione precisa della preghiera, hanno dovuto fare una pausa nel loro lavoro. A volte il non pregare nasce proprio dalla fatica a trovare del tempo, eppure i due contadini insegnano che nella vita ci sono priorità che non si possono rimandare e tra queste è certamente la preghiera. Allora diventa chiaro che spesso il problema non è il tempo ma la mancanza di amore e di volontà: amare una persona porta a trovare il tempo da dedicarle, ma in mancanza dell’amore qualsiasi alibi sarà utile per giustificare l’assenza. Se si ama davvero Dio, si può trovare il tempo da dedicargli; se quest’ultimo manca, forse sarebbe onesto riconoscere che siamo manchevoli nell’amore. La preghiera stessa altro non è che questione di amore!

Un semplice gesto quotidiano, una straordinaria solennità

Il pittore è riuscito a donare a quel gesto quotidiano una straordinaria solennità. I due protagonisti, ripresi dal basso verso l’alto, si stagliano nel cielo aureo del tramonto con un aspetto monumentale, che esprime bene la grandezza dell’uomo chiamato ad entrare in relazione con il suo Creatore. E Dio è presente, e ascolta, alluso dalla luce diffusa del tramonto del sole, luce necessaria che illumina ogni cosa, anche le parti meno nobili del dipinto come l’umile terra che i due contadini stanno lavorando. La preghiera rivela quindi la grandezza dell’uomo, rappresenta la sua forza e nello stesso tempo la debolezza volontaria di Dio che si pone a livello della sua creatura per ascoltarlo e venirgli incontro nei suoi bisogni.

L’esigenza di un dialogo tra l’Io umano e il Tu divino è sempre stata una costante fondamentale in tutte le esperienze religiose che l’uomo ha vissuto nella sua storia: la preghiera non svela la piccolezza dell’uomo, la sua nullità rispetto al divino ma proprio il contrario. L’uomo è la prima creatura di Dio, l’unica capace di cercare il volto dell’Altro, di tessere con Lui un dialogo: di chiedere ma anche di ringraziare, di domandare ma anche di riconoscere. La preghiera è abbandonarsi fiduciosamente all’amore di Dio che come un padre ti precede e ti accompagna sempre, dall’aurora della tua vita fino al suo tramonto.

Ti lascio con una frase del famoso medico e premio Nobel Alexis Carrel: «L’uomo ha bisogno della preghiera come il corpo ha bisogno di ossigeno. Oggi più che mai la preghiera è imperiosamente necessaria nella vita degli uomini e dei popoli».

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