Dal 15 al 18 dicembre è andato in scena al Teatrosophia: “Nel ventre, ovvero ‘Voci dal Centro della Terra’.
 
“Nel ventre… dal quale vengo e dal quale vengo inghiottito. Il ventre della terra che ha risucchiato mia madre che sogno di poter rivedere. L’antro dell’inferno dove, forse mi aspetta.” E dove, secondo Freud, l’uomo ha l’eterna nostalgia del ritorno. Non è quello il ventre accogliente che inghiotte invece il nostro tredicenne, rimasto orfano  all’ombra di una Messina distrutta dal terremoto del 1908.
 
Come racconta l’Autore, un ispirato Antonio Mocciola, gli orfani superstiti a quella tragedia o venivano fagocitati dalla mafia o finivano nel profondo ventre delle miniere di zolfo.
Il testo è stato adattato, per poter essere messo in scena, dal Regista Marco Medelin che ha diretto un giovanissimo, quanto temerario giovane attore palermitano.
 
Salvo Lupo, con i suoi 26 anni, ha raccolto dieci minuti di commossi applausi.
E’ riuscito a trasmetterci l’angoscia della perdita. Lo smarrimento della nuova amara vita che lo vede in orfanotrofio e poi in miniera con altri ‘carusi’ come lui. Una miniera dove si lavorava nudi, -e nudo il protagonista per 50’- perché fra la polvere che avvolgeva tutto come in una nuvola e con più di 40 gradi, non si possono tenere panni addosso.
 
In questa profonda cavità, si riesce a trovare qualche amico e si riesce anche a ridere ma i soprusi e le violenze sono una costante. Con giornate di lavoro anche di 12-16 ore, inghiottiti in quelle viscere malsane che regalavano malattie, invalidità, morte.
 
Un testo forte e interessante che meriterebbe essere portato in giro. Per far conoscere, per far ricordare, per non dimenticare.