Il tema dei briganti torna spesso soprattutto in questo futuro digitale. Ed è consuetudine che le formazioni che dedicano suono e ricerca alle lontane tradizioni si fermino poi sulle pagine di alcuni dei grandi briganti della nostra storia. La figura di Domenico Tiburzi, il più famoso esponente del brigantaggio in maremma, trova la sua fama e la sua leggenda tra le popolazioni povere dell’epoca. Veniva molto amato dalla sua popolazione poiché intendeva difendere la giustizia dai soprusi di uno stato poco presente per quel ceto sociale e soprattutto dai grandi proprietari terrieri che in quel tempo regnavano incontrastati. Oggi parliamo con Il Duo La Merla ovvero il duo composto da Fabio Forbicioni in arte “Whiskey” e Michele Silvestri in arte “Lo Stornellatore”… loro che da poco hanno portato in scena “Ballata di Tiburzi”, una loro interpretazione pescata dalla discografia di Silvana Pampanini che la eseguì in una versione a cappella per il film “Tiburzi”, regia di Paolo Benvenuti del 1996. In rete anche un bel video diretto da Giovanni Bufalini.

Una suonata folk per ricordare la storia di un grande personaggio. Come si pesca questa figura della fine del 1800?
Le storie di Domenico Tiburzi, a più di un secolo dalla sua morte, suscitano ancora oggi nelle persone del nostro territorio quel fascino di mito e di leggenda che si cela dietro la sua controversa figura. Insieme a questo, un altro grande punto cardine ci è dato dalla musica popolare che da sempre è stata portavoce dei fatti e dei personaggi esistiti in un tempo passato. È bastato quindi mettere insieme le due cose riportando alla luce una vecchia ballata folk riguardante la figura del Tiburzi in un determinato luogo e contesto, per suscitare in particolar modo l’interesse di chi da sempre ha vissuto in questi territori.


Il futuro di oggi sta piano piano cancellando dalla memoria tanta storia. Quanto diventa importante dunque tornare indietro con la cronaca e la narrazione?
Questa domanda per noi cultori e conservatori della musica folk significa molto, perché è proprio nel passato che si nasconde la sua vera essenza. Tornare indietro con la cronaca e la narrazione è per noi ritrovare quei concetti e quei valori genuini che i nostri predecessori ci hanno insegnato e con i quali siamo cresciuti dandoci una identità; purtroppo, però oggi a causa della grande velocità con la quale viaggiano a braccetto tecnologia e modernità, allo scopo di semplificare le nostre vite, questi valori rischiano di scomparire e di diventare obsoleti all’ occhio dell’opinione pubblica.

Un video che in qualche modo fa tornare alla luce anche un certo mondo dimenticato se non nelle pellicole e nei libri. Col senno di poi pensate di essere riusciti a far tornare in vita la storia?
Assolutamente sì! All’inizio di questo nuovo progetto non avremmo mai creduto di riuscire a suscitare così tanto entusiasmo nelle persone e nelle parti istituzionali da noi coinvolte. Fatto sta che invece tutto il prezioso materiale in nostro possesso volto alla realizzazione del progetto, ci ha portato in un secondo momento a chiedere il supporto ad enti e professionisti del settore della cinematografia riuscendo così a realizzare questa nostra idea. Grazie a questo prezioso aiuto e soprattutto alle tantissime persone che hanno creduto in noi, siamo riusciti a recuperare tutto il materiale necessario per mettere in sceneggiatura una ricostruzione storica dell’epoca.
Ma il tutto è stato possibile solo grazie alle sapienti doti del regista Giovanni Bufalini che nel videoclip da lui scritto e diretto, ha saputo coniugare in maniera esemplare tutti i punti cardine per la riuscita dello stesso, a partire dall’affascinate luogo delle riprese (l’incantevole Selva del Lamone), ai costumi d’epoca dei figuranti, al bianco e nero della pellicola ed a tutti i dettagli della sceneggiatura, racchiudendo tutto nel solco della migliore tradizione neorealista.


Quanta vita quotidiana c’è tra le righe di Domenico Tiburzi? Cioè quanto ancora vale di quella filosofia e di quel modo di vivere?
Il termine “brigante” genericamente viene inteso come sinonimo di bandito, ovvero di persona la cui attività è illegale o fuorilegge; il brigantaggio fu invece un fenomeno venutosi a creare in quei territori dove il disagio di un determinato ceto sociale, principalmente dovuto dall’assenza di uno Stato sovrano, aveva portato il popolo a farsi giustizia da solo. Personalmente crediamo che ancora oggi purtroppo ci sono molte situazioni in tutti i paesi e in molti popoli del mondo, in cui queste condizioni si vengono a verificare, anche ai giorni nostri ed anche in tempi moderni.