OGNIBENE, all’anagrafe Davide Ognibene, è un cantautore classe ’86 nato e cresciuto nella suadente Modena. Fin da bambino sviluppa una fervida immaginazione e la capacità di romanzare qualsiasi cosa. Inizia a suonare chitarra giovanissimo scoprendo una predisposizione nella composizione che lo porta a sviluppare l’arte della scrittura musicale. Suona per undici anni con i REMIDA, band modenese, con la quale colleziona tre album e quattro tour.

Ad inizio 2020 “Cinque Anni”, il singolo d’esordio riesce ad incantare critica e pubblico accendendo i riflettori sul progetto.

Nel 2020 e nel 2021 escono rispettivamente gli EP “Il varietà sulla natura umana” vol. 1 e vol. 2 accompagnati dai singoli Elenoire, L’amore coi robot, Come dovrebbero e L’impossibile. L’artista, tra i tanti riconoscimenti, viene premiato dal MEI come miglior artista Emiliano Romagnolo grazie al quale viene organizzato il primo tour estivo che lo vede protagonista.

“Démodé” è il suo secondo lavoro discografico, una raccolta di brani autobiografici nei quali il cantautore emiliano racconta la sua quotidianità con ironia e profondità.

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Com’è nata la tua passione per la musica e quali sono gli artisti che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso artistico?

La mia passione per la musica è qualcosa che mi è stato tramandato dai miei genitori essendo figlio di veri appassionati. Negli anni ho ascoltato davvero tanto e ho avuto infinite folgorazioni tanto che per elencare tutti i miei ascolti non basterebbero cento pagine. Quello però che è certo è che il progetto OGNIBENE si ispira al grande cantautorato italiano.

Quando hai iniziato a sentire la necessità di raccontare la tua vita in musica?

Ho iniziato a scrivere molto giovane ed in quel periodo mi nascondevo dietro le canzoni. L’evoluzione artistica mi ha portato a raccontare meglio parti della mia vita ma ho sempre cercato di nascondere o di mischiare qualcosa di mio a storie romanzate. Questa è invece la prima volta che parlo di me senza filtro.

Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?

Mi ricordo che da bambino mi regalarono una chitarra giocattolo ed un microfono e, per emulare ciò che vedevo dalla tv, saltavo sul letto “spaccando la chitarra” come fossi uno dei Nirvana.

Parliamo del tuo secondo lavoro discografico “Démodé”. C’è un filo conduttore che lega le tracce della tracklist?

La mia vita di ogni giorno ed il mio recente passato sono il filo conduttore di tutto. Questo album è nato in poco tempo ed è il mio bisogno di raccontarmi con onestà.

C’è un brano a cui sei particolarmente legato o che ha avuto una gestazione emotiva più complessa?

TERRA MADRE è sicuramente il brano che mi ha portato via più tempo sia come arrangiamento che come esecuzione. Credo che sia la più bella canzone che abbia mai scritto e non mi vergogno a dire che ho pianto diverse volte mentre incidevo la parte vocale.

Come artista, quanto è importante la ricerca e la sperimentazione di nuove sonorità?

Sperimentare è l’unica arma a disposizione per poter stupire, per cercare nuove sfumature e per evitare che la noia trasformi l’arte in un compitino scolastico.

Qual è l’insegnamento più importante che hai appreso fino adesso dalla musica?

La musica mi ha insegnato tanto e temprato come poco altro nella vita ma se devo scegliere l’insegnamento più importante scelgo certamente che c’è sempre modo di reinventarsi, esistono tante seconde chance, basta solo credere sempre in sé.

Qualche novità che vuoi condividere, in anteprima, con i nostri lettori?

Per ora non ho grandi novità. Per il momento desidero davvero fare la promozione del disco al meglio per poi tornare sul palco il prima possibile.