Un’ennesima violenza alle donne.

di Annalisa Lo Monaco
 
Ma questa volta non da parte di ‘bruti’ ma da personaggi pubblici i cui, spesso discutibili pareri, entrano nelle case di milioni di persone condizionando e fomentando. La coscienza mi impone di prendere posizione contro la gogna mediatica alla quale viene esposta, in questi giorni, la mamma del piccolo Enea.
 
Autrice di un fatto che, a parte i primi momenti, avrebbe dovuto essere immediatamente silenziato, proprio per un rispetto verso questa Madre che, molto dolorosamente, ha scelto di non abortire o  abbandonare suo figlio in un cassonetto, ma di dargli invece l’opportunità di crescere in condizioni
 fisiche, economiche o psicologiche migliori di quelle che lei avrebbe potuto dargli.
 
Il perché di questa scelta  non deve interessarci. Quello che invece ci riguarda da vicino, è rispettare la scelta di questa donna. È tanto difficile da capire e mettere in atto?
Quante parole, chiacchiere vuote, giudizi trinciati da persone che dovrebbero rappresentare una voce pubblica e che farebbero meglio a tacere. Che diritto abbiamo noi di entrare nel merito e giudicare?
 
Questa culla salva vita è stata creata per permettere, a madri non in grado di crescere le loro creature, di poterle lasciare in ambito sicuro e in anonimato. Chissà perché sia stata utilizzata dal 2007, anno in cui è stata istituita, solo 3 volte!
 
In quanto psicologa, per cui anche raccoglitore di miserie umane, mi sono sentita dire più volte, da persone la cui vita è stata pesantemente condizionata dal materno, che avrebbero preferito crescere in orfanatrofio in quanto non è l’atto del partorire che fa di una donna, una madre!
 
Chi si permette di dire, come il sig. Greggio, che Enea ha diritto alla sua “madre vera”, dice una castroneria. La madre è colei che cresce un figlio con amore e rispetto. Lo stesso rispetto di cui questa donna, che ha rinunciato al suo bambino sperando per lui in una vita migliore, ha diritto.
Basta e silenzio, per favore.