Siamo a Napoli. Siamo nel ghetto o dentro le periferie, poco importa. Siamo nel cemento e dentro la terra. Siamo in una dimensione sociale che, a dirla tutta, somiglia a quella dei grandi film anni ’80 e ’90, di dissoluzione, di sgretolamento. Eppure Rosario Spampinato ci regala visioni di rinascita e resilienza dentro una rap partigiano e dialettale, dentro un suono che non ha pretese adorno di liriche che, quelle si, pretendono e pure tanto.

Si firma Pornoclown: anche questo moniker porta con se mille sfaccettature, dall’erotismo della risata alla denuncia sghemba alla società dei perbenismi bigotti. E Pornoclown ci regala “Il circo del sound”, un disco alto nel suo modo di fare e nelle intenzioni. E questo titolo la dice lunga: siamo di fronte a canzoni che denunciano, che non ci stanno alle regole del potere, che al potere reclamano la giustizia ed il diritto.

E poi subito mettiamo da parte subito l’enorme tappeto rosso di brillantini dei grandi artisti che vi partecipano: dai fratelli Bennato al grandissimo Tony Cercola e compagni cantando. Andateveli a scoprire. Spampinato ha grande maestri del flow tradizionale, incantatore di liriche dialettali che prendono maggiore forza nella voce dei big che si porta dietro. E l’italiano fluido con cui lui (e altri) arricchiscono degli incisi che, ovunque va detto, segnano soluzioni di merito niente male. Si fa tribale di ritualità, cerca le forme del pop e si veste anche di quell’elettronica ormai di moda. Avrebbe dovuto ricercare di più, forse anche strumenti di una tradizione visto che l’impatto umano e analogico, nelle sensazioni sempre, sembra essere assai rilevante. Ma non si scappa: è un circolo vizioso il suono della vita e questo esordio firmato dalla INTERBEAT di Luigi Piergiovanni è un goal e non a porta vuota. Sarebbe facile. Sarebbe bello averlo in vinile. Occhio al video di “Da Taranto a Toronto”: bello, dinamico, energico… la vita è un circolo vizioso, ovunque la si guardi.