Di come sia possibile pensare alla strada, alle sue tante derive, a questa vita che cambia forma senza programmi e ragioni. Di come sia possibile associare un suono a tutto questo e poi vederne l’evoluzione, le radici, ascoltarlo avere vita e regole proprie. Edoardo Cerea in questo nuovo disco “La lunga strada” ha saputo dare un suono alla sua vita, che poi in fondo è la vita di ognuno. La semplicità della canzone d’autore che ci piace e che ha dimensioni assai analogiche…

Un titolo che non pone una fine o una sosta ma un contemplazione su
quel che sta accadendo. Ancora lunga oppure è stata lunga questa strada?
Ottima domanda, forse il titolo più corretto sarebbe stato “l’intensa e tortuosa strada” ma non suonava per niente bene. Certo spero di restare su questa terra ancora per un bel po’, purchè con una salute psicofisica accettabile, la longevità non è in assoluto l’unico parametro per valutare un’esistenza. Più che una contemplazione è stato un voler cristallizzare alcuni episodi, emozioni, e sentimenti che mi hanno accompagnato tutta la vita e dai quali non riesco a prescindere , anche in prospettiva di una mia “rimodulazione” futura.

Ed è anche sinonimo di fatica?
Si, quella tanta, ma ci sono stati anche tanti momenti di ispirazione veloce e spontanea. Io però non mi accontento quasi mai delle prime stesure, sono un po’ maniacale, correggo molto e forse troppo.

Il pop d’autore incontra venature folk-rock… in qualche modo i luoghi
della tua vita ti hanno contaminato in questo?
Più che i luoghi direi gli ascolti. Sono cresciuto con il rock d’oltre oceano in gioventù e successivamente ho integrato il cantautorato italiano. Credo che la “fusione” si avverta bene all’ascolto dell’album.

Tanta semplicità a contorno. Un artista e un disco lontani da
tantissime organze di produzione moderna. Una scelta di radici?
Oggi credo di aver fatto pace con la smania di cercare per forza di essere attuale, d’altronde non lo ero nemmeno da ragazzino (a 15 anni, in pieni anni Ottanta, la mia band preferita erano i Led Zeppelin). Non credo ci si possa esprimere in maniera distante da ciò che ci appartiene e ci viene meglio, quando lo capisci e lo interiorizzi definitivamente, allora trovi una serenità artistica e compositiva impagabile.

E col futuro che rapporto hai?
Tendo sempre di più a fare progetti a corto/medio termine. L’unica cosa che so è di essere vivo, in piedi, e mediamente in buona salute ORA.