Il nuovo folk, pulito, semplice, ricco di vedute autunnali e non solo. La continua lotta con se stessi, con un “io” che deve misurarsi con il suo speculare. Emozionale ed emozionante questo Ep della giovanissima Elisabetta Arpellino dal titolo “Anita”. Regna la delicatezza e quell’acerbo sapore di primi passi che cercano l’equilibrio tutto loro, tutto personale…

Un esordio delicatissimo. Tra pop e folk. L’America è un punto fermo?
Delicato ma allo stesso tempo credo forte, o almeno spero. Forte per i temi trattati, temi di cui non si parla a cui ho voluta fare voce, come i disturbi alimentari e la violenza. È sicuramente delicato il modo in cui li tratto, musicalmente parlando, ed è stata una scelta questa perché sentivo che avessero bisogno di delicatezza.

Un disco che trovo anche ricco di molti silenzi. Di contemplazione in qualche modo. O sbaglio?
No assolutamente per me il silenzio è importante nella musica perché il silenzio molto spesso ci racconta qualcosa più di tante parole

E se parlassi di rock? Una trasformazione che sento in procinto di accadere… sbaglio forse?
Con il rock credo di avere già avuto la mia fase durante le medie, suonavo in una rock band, ma diciamo che è un amore che non è mai realmente nato o che si è esaurito velocemente. Ho già fatto questa esperienza e penso che al momento non sia una trasformazione in procinto di tornare.

Elettronica e futuro: che rapporto hai con questo?
Per quanto riguarda il futuro, non mi piace fare piani a lungo termine, preferisco prefissarmi piccoli obbiettivi, ci sono sicuramente tanti sogni che vorrei realizzare in un futuro. L’elettronica nonnostante non sembri fa già parte di questo lavoro, è stata usata per dare un altro tipo di colore dove gli strumenti acustici non potevano farlo