C’è del passato sicuramente, un passato che noi abbiamo visto col nostro istinto che comunque è figlio di una libertà di ascolto visto che questo lavoro, alla libertà chiede tanto. Chiede di essere in un certo senso “anarchico” dentro soluzioni di suono che mi riportano inevitabilmente ad un passato di quella fusion che cercava emancipazione e futuro. E poi tante soluzioni diverse, tante inaspettati modi sghembi che rendono “Getaway” una fucina caldissima di energia e buona musica. Sono gli Humble, progetto nato dalla mano di Umberto De Candia e Enrico Zurma. A dispetto di una copertina distopica e definitiva, a dispetto di fughe metropolitane in bianco e nero, questo lavoro mostra colori e luci accese su un mondo che va esplorato, da Londra a Venezia e tornando indietro per altre vie…

Un esordio che sembra proprio testimoniare quanto suono e quanta musica doveva per forza venir fuori o sbaglio? Quanto altro materiale c’è in cantina?
Abbiamo accumulato queste idee in un anno di preproduzione sapendo che tipo di generi volevamo toccare mostrando fin dove volevamo, senza darci limiti. Quando ci chiedono se abbiamo altre idee rispondiamo sempre dicendo: non possiamo stare senza creare.

Il passato dentro tante derive del funk, R’n’B e anche il bel soul da balera italiana anni ’60. E del futuro?
Essere accostati alla balera anni 60 ci ha fatto un po’ male al cuore perché pensavamo a Sam Cooke quando abbiamo scritto “VENEZIA” ???? e ci siamo ispirati ai suoni di John Mayer, in realtà crediamo di essere riusciti ad usare influenze più moderne imprimendole in tanti altri pezzi del disco: per esempio con “RIO” si voleva fare un pezzo alla John Legend con una batteria Trap e di quello siamo molto contenti.

 

C’è anche un modo diverso di pensare agli strumenti? Avete scelto anche strumenti del passato, alcune cose assai didascaliche per lo stile e il passato che ripescato?
Non riusciamo a pensare ad un pezzo senza chitarra al suo interno e se si pensa al panorama POP di ora, sembra quasi di usare qualcosa di antico. Ma abbiamo anche cercato suoni di synth capaci di rimandare echi dal passato.

E dopo tanta energia e giro del mondo, perché una copertina scura così distopica?
Perché l’idea iniziale, e tuttora presente, è dare maggior impatto al titolo e le mappe presenti. Dare un’idea di mappa che si mette in tasca il cui stile rimane clean in base alla sua funzione primaria, guidare l’ascoltatore.

Parliamo del progetto video che si accompagna… cosa troviamo e dove?
Sul nostro canale youtube trovate i primi 3 video su 4 singoli su cui abbiamo puntato maggiormente. Il quarto ed ultimo uscirà a breve. Tutti i 4 video sono stati girati, montati ed editati da Daniele Fugarese, regista e videomaker amico nostro da anni. I primi 3 raccontano quasi una storia di due amici all’interno di contesti urbani, sacralizzando gesti semplici, il quarto vorremmo anticipare che invece avrà un messaggio più sociale e avrà meno storytelling.”