Il nuovo disco di Beppe Cunico dal titolo “From Now On” è molto più di un semplice album; è un manifesto di ribellione contro il decadimento socio-culturale che affligge il nostro tempo, tanto per citare direttamente la cartella stampa.

Beppe Cunico, con il suo secondo lavoro in studio, si erge a voce profetica, narrando una storia epica di lotta e rinascita attraverso dieci tracce cariche di soluzioni progressive, distopiche, di quel rock che mi piace definire “operistico” visto il grandissimo richiamo ad una massa pesante di suono che non grava all’ascolto e mai appesantisce… piuttosto celebra, paradossalmente, con leggerezza.

Parla di vita e di società, parla di futuro “non ditopico”, consegna e dedica questo lascito artistico al figlio con la promessa che domani l’uomo tornerà ad incontrarsi, a ballare assieme, a cooperare… il bene e il male incarnate dalle figure allegoriche chiamate Mian ed Egon, un cuore pulsante a legare ogni tratto del disco…

Beppe Cunico torna anche al fumetto per i suoi video, torna al vinile con una pubblicazione che stiamo aspettando visto che promette di curarla come al suo solito, cioè con grandissima attenzione estetica restituendo alla sua personalissima storia anche oggetti immortali bellissimi da avere e da conservare. Beppe Cunico amplia quel concetto “main stream” del rock progressivo, un po’ come ci si aspetterebbe dai colossi come Peter Gabriel, dove la forma canzone danza e dialoga con un comparto di suoni (in questo caso molto dediti alla chitarra elettrica ovviamente) e soprattutto con una scrittura che da un lato ricerca la melodia cantabile, ma dall’altro la sviluppa in direzioni per niente scontate, forti di in una libertà matura nel suo mestiere.

“From Now On” è un lavoro che va oltre la mera espressione musicale; è un’opera concettuale che sfida le convenzioni e invita a una profonda riflessione sul significato della vita e della felicità. Con una produzione impeccabile e una narrazione avvincente, Beppe Cunico dimostra di essere non solo un talentuoso musicista, ma anche un narratore delle esperienze umane più profonde e significative. Un disco che va ascoltato e riascoltato, cambia forma ad ogni passaggio, forse fragile molto nel suo inglese troppo “italiano”, solido tanto nel suono internazionale che si sente essere un punto chiave nella crescita e nell’ispirazione. L’eterno conflitto tra Mian ed Egon, l’eterno conflitto dell’uomo con se stesso e con la sua madre terra.