Renato Rascel nel racconto di Elisabetta Castiglioni

di Riccardo Bramante

Pochissimi attori dello spettacolo, anche famosi, possono vantare biografie così dettagliate della loro attività artistica come quella che Elisabetta Castiglioni ha elaborato per Renato Rascel, al secolo Renato Ranucci, nel libro “Renato Rascel. Un protagonista dello spettacolo del Novecento”, edito per la Iacobelli Editore nella collana Pop Story.


L’autrice, infatti, dottoressa di ricerca in storia, teoria e tecnica del teatro e dello spettacolo, ricostruisce nel dettaglio la carriera dell’artista romano facendo, nello stesso tempo, una storia dello spettacolo italiano dagli anni ‘20 fino agli anni ‘80. Ne emerge una figura di artista eclettico, capace di creare un suo personalissimo stile giocoso e fanciullesco, ma, nello stesso tempo, che fa riflettere gli spettatori sulle abitudini, i difetti e i tic che sono in tutti noi.

E’ il ritratto di un “one man show” che nel tempo si è alternato tra avanspettacolo e rivista, commedia musicale e prosa, cinema e teatro, radio e televisione, sempre mantenendosi su quel “fil rouge” proprio del surrealismo che gli ha permesso di toccare indistintamente corde comiche e drammatiche, senza pretese intellettualistiche, perché mai è stato un intellettuale, ma cercando soprattutto l’apprezzamento e il sorriso della gente di cui si sentiva parte.

Basandosi anche sulla propria tesi di dottorato all’Università, la Castiglioni ricostruisce nei dettagli la memoria dell’artista attraverso una attenta consultazione degli archivi dei tanti artisti con cui Rascel ha avuto contatti di lavoro, da Zavattini a Fellini, da Lattuada a Soldati, ma anche da colloqui diretti con la moglie, Giuditta Saltarini.

Vengono ricordati i suoi esordi sui palcoscenici dell’avanspettacolo come batterista, mentre il suo primo successo lo raggiunge con l’operetta “Al Cavallino Bianco”. Passa, poi, al teatro di rivista esordendo al Sistina di Roma nella favola musicale “Attanasio cavallo vanesio” a cui segue “Alvaro piuttosto corsaro” e “Tobia la candida spia”. Esordisce anche nel cinema in cui recita con attori famosi quali Gina Lollobrigida, Silvana Pampanini, Raimondo Vianello e tanti altri.
La sua “verve” non si arresta nemmeno avanti alla radio dove si cimenta in un programma tratto dalle “Avventure del Barone di Muenchhausen” a cui seguono numerose apparizioni in televisione, dalla prima, con “Rascel la nuit” all’ultima, che chiude la sua carriera negli anni ’80, con “Nemici per la pelle” recitando accanto alla moglie.


Dalla descrizione di questa poliedrica attività emerge non una biografia romanzata ma l’essenza stessa dell’uomo Rascel di cui sono descritti perfino i meccanismi comici che utilizzava per conquistare gli spettatori; dalle sue “canzoncine” strampalate, come “E’ arrivata la bufera”, fino ai variegati personaggi interpretati, dal Corazziere al Carmine De Carmine del film “Il cappotto” tratto dall’omonimo racconto di Gogol. Né poteva essere dimenticato il Rascel musicista e compositore di canzoni ancora oggi conosciutissime dal grande pubblico. “Arrivederci Roma” è una sorta di inno nazional-popolare diffusissimo anche all’estero, mentre, con “Romantica” ha trionfato al Festival di San Remo del 1960.

Artista completo, dunque, e vero “servitore dello spettacolo”, come lo definisce la stessa Castiglioni, che forse proprio per la sua originalità non ha avuto epigoni in seguito.