di Anna Maria Stefanini

Il 23 giugno del 1927 nasce a Chicago, da una famiglia di origine norvegese, il coreografo, regista e attore Bob Fosse. Negli anni ’90 un gruppo di neuroscienziati italiani dell’università di Parma, guidato dal professor Giacomo Rizzolatti, fa una scoperta straordinaria; quella dei “neuroni specchio”. Si tratta di una scoperta per serendipità: studi un fenomeno e inaspettatamente ne scopri un altro; in questo caso una scoperta da premio Nobel. Perché sono importanti i neuroni specchio? Perché sono quelli che ci permettono di comprendere, interpretare e riprodurre i gesti e i movimenti altrui. A tutti gli effetti movimenti e azioni del corpo sono in realtà “concetti cinetici” e le persone interagiscono entro un medesimo spazio d’azione comune (una “kinesiosfera”) più o meno come i parlanti comunicano all’interno di un comune spazio linguistico.


Gli artisti sono dotati di quelle speciali antenne che permettono di comprendere le cose prima degli altri e Bob Fosse ha anticipato la scoperta dei neuroni specchio portando la comunicazione corporea al massimo grado espressivo. Come tanti altri talenti, Fosse ha praticato una lunga gavetta facendo il ballerino e il coreografo di se stesso nei locali di Chicago. Negli anni ’50 si trasferì a Hollywood dove si fece notare negli ambienti dello spettacolo; sfortunatamente una precoce calvizie gli stroncò la carriera di attore-ballerino ma Fosse dette prova di straordinaria resilienza concentrandosi sui ruoli di regista e coreografo, dirigendo star del livello di Shirley MacLaine, Liza Minnelli, Jessica Lange, Dustin Hoffman e Roy Scheider, che lo impersonò nel grande affresco autobiografico “All That Jazz – Lo spettacolo comincia”.
I lavori di Fosse si potrebbero ascrivere alla categoria del “fusion” (o “cross-mediali”) che unificano forme espressive diverse; in questo caso danza e cinema e danza e teatro. Nella filmografia di Fosse, oltre al celeberrimo All That Jazz (1979), che gli procurò quattro premi oscar e la palma d’oro a Cannes, compaiono Cabaret (1972), con Liza Minnelli e Lenny (1974), con Dustin Hoffman. I meriti di Fosse sono soprattutto due; il primo è di aver saputo mettere in valore le risorse del cinema, che consentono di dilatare l’angolo narrativo rivelando anche quello che c’é prima e dietro la coreografia e realizzare inquadrature impossibili da rendere in teatro. Il secondo è disegnare movimenti e musiche in grado di scuotere lo spazio emotivo dello spettatore; quelle di Fosse sono opere inclusive, che trasformano lo spettatore in partner emotivo.
Bob Fosse morì per arresto cardiaco nel 1987, all’età di 60 anni.