Silvia Siravo recitare è strumento per trasmettere storie, divertimento, emozioni

L’intervista di Ester Campese

Silvia Siravo attrice diplomatasi all’Accademia Nazionale d’Arte drammatica “Silvio d’Amico”. Ha poi proseguito in un ricchissimo e variegato percorso. Estrosa, dinamica, aperta, ma anche molto sensibile. Non vogliano dettagliare qui il suo curriculum per lasciarvi scopiere invece la persona, bella persona quale è. L’abbiamo quindi incontrata per questa nostra intervista e lei si è raccontata a cuore aperto.

Sarà in scena con Manuela Bargilli all’Off Off Theatre il prossimo 26 aprile con “Spose – Le nozze del secolo”. Cosa ci può anticipare di questo spettacolo? 
È una storia universale, d’amore di coraggio. La storia di due donne che perseguono con un atto di volontà creativo il loro diritto alla felicità. Marianella Bargilli ed io con le parole di Fabio Bussotti racconteremo la vita di Elisa e Marcela, vissute nei primi del 900 in Spagna. Matteo Tarasco curerà la regia di questo spettacolo che ha un valore sociale per la tematica trattata sempre attuale e sarà anche pieno di vita, ironia e suggestioni poetiche.

Stagione intensa quella appena trascorsa, quale rappresentazione Le ha donato maggiori emozioni?
È stata una grande emozione partecipare nella scorsa stagione allo spettacolo ”L’eccezione e la regola” di B. Brecht, opera necessaria curata con attenzione, serietà e passione assoluta dal regista Walter Pagliaro.

C’è un personaggio tra quelli interpretati a cui è particolarmente legata, che magari la rispecchia in maggior misura e quindi è risultata più facile da “indossare”?
Ho appena finito di lavorare alle ville vesuviane dove abbiamo portato in scena “La vita è un sogno” di Calderon de la Barca con la regia di Giuseppe Dipasquale, è stata un’esperienza complicata ma avvincente. Interpretavo Rosaura, anche qui una donna che si traveste da uomo per raggiungere il proprio obiettivo, personaggio affascinante, bellissima possibilità per un’attrice. Mi sorge spontaneo riflettere su come le donne nella storia abbiano sempre dovuto usare l’escamotage del travestimento e spesso l’assunzione di sembianze mascoline per poter trovare il rispetto a loro dovuto. Credo sia necessario coltivare questa memoria anche attraverso il teatro per non dimenticare la strada tortuosa che ha portato alla maggiore equità raggiunta oggi tra i sessi.

Tra le sue esperienze quale è stata quella più impegnativa, invece?
Posso dire che è stata un’estate impegnativa, ho portato in scena quattro spettacoli, tra cui anche Fedra di Racine con Marianella Bargilli e la regia di Patrick Rossi Gastaldi, altro spettacolo che ho amato molto e che speriamo di rifare.

Figlia d’arte, papà Edoardo Silvaro è attore, regista teatrale e doppiatore italiano e mamma Anna Teresa Rossini attrice anche lei. Spesso con loro ha anche recitato. Che tipo di esperienza le porta questa collaborazione anche familiare?
I miei genitori mi hanno trasmesso la gioia e il divertimento di fare questo mestiere, recitare con loro è sempre un piacere!

Il teatro è anche un viaggio tra le emozioni, le proprie e quelle riverberate dal pubblico, condivide?
Si, il teatro è scuola di emozione per il pubblico, ma anche per chi lo fa, per gioco o per lavoro. Ci si mette ne panni degli altri, si raccontano storie e tutto questo è molto arricchente sia umanamente che intellettualmente.

Cosa significa recitare per Lei?

Recitare per me quando sono in contatto con la mia parte più profonda, leggera e curiosa è ancora il gioco di me bambina. Altre volte è una sfida con le mie paure e debolezze. È comunque sempre uno strumento per trasmettere storie, divertimento ed emozioni.

Da bambina cosa sognava di diventare? e quale il sogno più grande realizzato?
Da bambina sognavo di aggiustare biciclette o restaurare mosaici, e di viaggiare…L’ultimo sogno è stato realizzato proprio anche grazie al teatro, che ci porta a scoprire spesso luoghi unici e inconsueti. Per le biciclette e i mosaici ho ancora tempo! (sorride)

Dare un nome alle paure è possibile anche attraverso il teatro facendo un percorso interiore per poi restituirlo esteriormente?
Certo, il teatro permette la catarsi e per questo è stato fondamentale nella storia dell’uomo fin dai tempi dell’antica Grecia e lo è ancora oggi.

Ha un rito prima di salire sul palco?
Il mio rito? fare curiosi mugolii con la voce che mi tranquillizzano, respirare.

La domanda che non ho fatto e avrebbe voluto le facessi?
Sono già felice e soddisfatta di queste domande, profonde e intelligenti. Grazie