Chissà perché nella moda moderna non esistono più i video ufficiali. Lo cerchiamo sempre e sempre meno se ne fanno. Luca Cassano mescola i suoni e i modi con quelli di Martino Cuman. Il progetto Le Rose e il Deserto approda a questo nuovo disco dal titolo “Cocci sparsi” che significa anche canzone d’autore, quella metropolitana dal piglio romantico, quella sottile nelle timbriche di voce… significa elettronica che gioca negli arredi, significa la voce che simula stupore… significa anche tantissima intimità che nei riverberi tanto deve all’immaginario di Simon e Garfunkel, tanto per dirne una…

Canzone d’autore ed elettronica. Un connubio che fino a qualche anno fa era impensabile… e invece? Secondo te sarà il futuro?
Non so se sarà il futuro; non è del tutto neanche il presente. Mischiare suoni acustici più “tradizionalmente” appartenenti al mondo cantautorale con elementi elettronici è stata una scelta che andava incontro principalmente al mio gusto del momento. Ero stato catturato da “Tradizione e tradimento” di Niccolò Fabi, co-prodotto da Piercortese, da quel mix elegantissimo di chitarre acustiche a arpeggiatori elettronici. Avevo voglia di canzoni che avessero quel tipo di suono, che cercassero quel difficile punto di equilibrio. Spero di esserci riuscito.

Domanda metaforica: hai raccolto i cocci sparsi? Oppure è giusto lasciarli li dove sono caduti?
Me li porto tutti dietro i miei cocci. Indulgo nella nostalgia, nell’analisi, forse troppo. Mi porto dietro tutto, da sempre, non saprei fare altrimenti. E poi credo che i miei versi scaturiscano proprio dalla rielaborazione dei frammenti di passato che ogni tanto tornano in superficie.

Dunque, restando su questa allegoria, questo è un disco di cambiamenti o di ritorni?
Questa è una domanda veramente complicata 😀 Se me l’avessi posta un anno e mezzo fa, mentre terminavo le registrazioni ti avrei sicuramente detto che è un disco di ritorni, di analisi, di malinconia. Però poi il disco è uscito in un periodo di grandi cambiamenti (forse sarebbe più appropriato dire stravolgimenti) nella mia vita. E quindi oggi, ascoltando quelle dieci canzoni alla luce dei fatti accaduti, forse ti risponderei che è un disco di cammino consapevole.

Il lavoro con Martino Cuman. Che cosa ha significato per te e per la resa finale?
Beh, senza Martino il disco non suonerebbe come è. E’ lui la mente musicale di queste dieci canzoni. Due anni fa io sono arrivato a casa sua con una manciata di testi, delle melodie abbastanza ben definite e un’idea su come avrei voluto che il disco avesse suonato. Però è stato Martino ad arrangiare tutte le canzoni, a scegliere gli strumenti e i musicisti. Mi piace attribuire la paternità del disco anche a lui.