Sono dischi in sordina purtroppo, dischi minori che sgomitano per prendersi luce. La nostra missione è anche questa perché nel cestone dei tanti viene fuori sempre qualcosa di prezioso. “Uno” è sicuramente tra questi, il nuovo disco del trevigiano Francesco Del Poz co-prodotto con Roberto Visentin, suona di un pop maturo, solido, intonato e decisamente ricco di grande personalità. Sicuramente soffre della mancanza di cliché, come ogni cosa che vive di unicità… sicuramente un ritornello più efficace avrebbe dato il contentino anche ad un’altra fetta di pubblico. Ma le cose facili non sono mai sinonimo di qualità.

Il pop italiano qualcuno lo prende a riferimento nella storia delle produzioni mondiali. Siamo maestri in questo?
In tutto il mondo si fa bella musica e si fanno grandi produzioni, ma forse la cosa che differenzia l’Italia rispetto ad altri Paesi è la densità elevata di grandi musicisti e produttori. Credo che sì, siamo grandi maestri, ma abbiamo comunque tanto da imparare anche dal resto del mondo.

Per te che significa “pop”? Perché tanti la snobbano? Eppure dischi come questo ne danno un’ottima fotografia…
Ti ringrazio. Per me il pop è quella musica, passami il termine, rotonda, dove tutto è legato, coordinato, ha un senso preciso; è quella musica dove l’aspettato e l’inaspettato sono equilibrati a tal punto che l’ascolto risulta completo e piacevole. Fare pop in questo modo è un’impresa, è davvero difficile, ed è questo il motivo per cui molto spesso questa rotondità non viene raggiunta, avendo così dei brani spigolosi e scontati. È forse basandosi su questi ultimi che un ascoltatore non attento non apprezza il pop tutto. Il pop va compreso. E se dopo averlo compreso davvero c’è chi comunque non lo apprezzerà, allora c’è da essere consapevoli di questa contraddizione: il pop – per definizione “del popolo”, “di tutti” – non è per tutti (come è bello e giusto che sia).

Per te oggi che ruolo ha il cantautore pop? Non trovi che la società discografica si stia spingendo sempre più verso ricerche trasgressione di forma e di suono?
Il ruolo del cantautore? In questo momento della mia vita faccio fatica a capirlo. Confermo che la discografia sta puntando la propria attenzione altrove e se da una parte questa situazione mi mette in difficoltà, dall’altra voglio vederla come un’opportunità di mutare e scoprire sotto nuova veste anche la mia musica e la mia sonorità.

E questo disco? Che suono ha cercato e che suono ha raggiunto? Somiglia a quello che avevi in mente?
La creazione di questo disco è stata molto impegnativa e controversa, soprattutto dal punto di vista emotivo e per ciò che riguarda le melodie, i giri armonici, i testi.. ma ecco, la scelta e la ricerca della sonorità è stata naturale, spontanea, a volte quasi casuale e credo il risultato rispecchi quello che davvero stavo provando e vivendo in quel periodo.

Col senno di poi: la prima grande soddisfazione ma anche la prima grande delusione che ti ha lasciato?
La prima grande soddisfazione sta nell’aver visto l’album “UNO” pubblicato, nell’essere cosciente che con quella pubblicazione stavo chiudendo un’altra parentesi della mia vita. La grande delusione, voglio essere sincero, è non aver visto una grande quantità di persone ascoltarlo; sapevo sarebbe andata così, ma sai, c’è sempre la speranza che succeda qualcosa in più.

A chiusa: dal vivo che storia stai raccontando? Come suona questo disco?
Dopo la pubblicazione di “UNO” ho sentito la forte necessità di mettere in pausa il mio progetto di cantautore; ho continuato, come sto facendo ora, a rispondere a tutte le interviste, apprezzando molto le domande che mi vengono fatte; ma tutto il resto si è fermato. Dovevo e devo tutt’ora prendermi ancora del tempo per rielaborare molte cose che sono successe. Questo album quindi non è ancora stato suonato in live, ma proprio in questi giorni sto riprendendo in mano la situazione e sto iniziando a preparare di nuovo lo spettacolo che vedrà la luce, la prima data, verso la fine di settembre. Sarà strano tornare in concerto e sono curioso di vedere come vivrò il percorso che mi porterà a risalire e cantare di nuovo sul palco.