Dott.ssa Annalisa Lo Monaco
 

Negando la morte ai bambini, si impedisce loro di rapportarsi con un normale e accettabile evento naturale, a discapito della loro crescita emotiva.

Nelle culture contadine, si nasceva e si moriva in casa. Era il normale avvicendarsi vita/morte. Ci si alzava all’alba e si andava a letto al tramonto  e si viveva regolati dal ciclo delle stagioni. Tutto semplice e naturale!
Con la civilizzazione e la vita in città, molto si è perso. I bambini sono staccati da questi eventi naturali. Le mamme escono con il pancione e tornano con un fagottino in braccio. I nonni vanno in ospedale e spariscono poi misteriosamente dalle loro vite. 
 
Pochi bambini conoscono la gioia di assistere a nascite di animali da cortile o l’emozione nel raccogliere uova deposte da galline, ognuna con un nome proprio, o mangiare il formaggio fatto in casa con il latte della mucca o della pecora.
 
Conoscono poco o nulla, i nostri bambini, della vita vera. A questi bambini viene negata anche la morte. Nel senso che viene nascosta, occultata, come se non facesse parte del ciclo imprescindibile della vita. 
Conosco genitori che, di fronte alla scomparsa, magari improvvisa o drammatica di un nonno o una nonna, raccontano ai figli di una improbabile partenza improvvisa.
Il bambino non si spiegherà mai perché questo nonno che lo adorava, possa essere improvvisamente partito senza salutarlo, senza un messaggio.  Un nonno/nonna che non farà mai ritorno, lasciando una lacerazione profonda.
 
I bambini sono creature molto forti e possiedono più strumenti di noi per superare un evento come la morte. I bambini devono sapere quando un parente, una persona cara che faceva parte integrante della loro vita, lascia questa dimensione e, quando è possibile, devono vederli questi morti. Si devono rendere conto che non sono stati abbandonati e devono poter andare ai funerali. Riti importanti questi, di passaggio, che ci aiutano a lasciar andare.
 
Non devono credere, i bambini, a repentine sparizioni che impediranno loro di mettere un punto alla relazione. Poter pensare a persone care che li proteggeranno e l’affetto dei quali e per i quali continuerà a esistere, sarà sempre un grande conforto.
 
Non è sano crescere i figli preservandoli da eventi dolorosi, solo perché noi stessi fatichiamo ad accettarli. 
Non se ne favorisce la crescita psichica ed emotiva, impedendogli di venire a contatto con le loro emozioni, relegandoli così in un limbo edulcorato e virtuale. 
 
Nonni, persone care che partono? Non tornano più… ci si aspetta che i bambini dimentichino? 
Non dimenticano, vi assicuro che non dimenticano. Sono tanti gli adulti che mi raccontano di dolori ed emozioni legati all’infanzia e mai superate perché mai riconosciute.
Per favore, torniamo con i piedi per terra. In questa realtà che ci circonda dove di reale é rimasto poco o nulla, se ogni occasione viene festeggiata, che gli eventi dolorosi e la morte vengano riconosciuti, spiegati e rispettati!