Covid, ragionevole un reset delle regole a termine emergenza.

di Guido Campese

Sappiamo tutti che dal primo aprile l’Italia non è più in emergenza sanitaria attivata due anni fa al sorgere della pandemia da coronavirus. E si è anche concluso il mandato del CTS (Comitato Tecnico Scientifico) presieduto da  Silvio Brusaferro Presidente dell’Istituto superiore di Sanità e con Franco Locatelli che da marzo 2021 è stato il coordinatore del Comitato tecnico scientifico.

È palese un sovraffollamento di regole che sono decorse dal marzo 2020, con la ragion d’essere del momento. Si sono dunque sovrapposte l’un l’altra, sino alle ultime norme in vigore dall’aprile 2022. Una rete intricata di azioni con casistiche che si incrociano con quelle d’inizio pandemia oggi desuete, che si contrappongono alla intellegibilità non molto intuitiva con la quale i cittadini devono confrontarsi.

Nel nobile tentativo di involvere ogni situazione prevedibile, il retaggio normativo pregresso costituisce un fardello che confonde il pubblico che si disorienta. In un tale affollamento, una ragionevole iniziativa facente premio sulla chiarezza, vedrebbe una re-iscrizione aggiornata alla contingenza temporale, delle regole necessarie alla fattispecie.

Meno regole, quindi poche norme ma chiare ed adatte al merito quotidiano, di immediata intuizione e di semplice applicazione. Un esercizio questo necessario per raggiungere la molteplicità dei cittadini italiani che diversamente si sentono smarriti e più dediti a comportamenti disallineati dal contesto per l’incompleta chiarezza delle regole.

Sullo stesso fronte si è trovata la parte informativa. Già dai primi momenti si è assistito a un profluvio di informazioni e dati. Non sempre sono stati chiarificatori per gli interlocutori, ma al contrario talvolta forvianti.

Siamo stati sommersi di parole e personaggi vari venuti alla ribalta e mai visti prima in TV. Abbiamo dovuto imparare a districarci anche tra le molte fake news o, come si dice oggi tra le post-verità, basate più su credenze diffuse, su aspetti emozionali, che non su fatti certi e verificati/verificabili.

Forse una sola voce, chiara, ufficiale, sarebbe stata più che sufficiente e anche più rassicurante per tutti gli Italiani.

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